di Susanna Russo
Vittorio Feltri è nato a Bergamo nel 1943, è un saggista, giornalista, politico ed opinionista italiano.
È stato direttore di vari quotidiani quali L’Indipendente, L’Europeo e Il Giornale, e nel 2000 ha fondato il quotidiano Libero.
Ad Ottobre è stato eletto Consigliere Comunale di Milano per Fratelli d’Italia.
Senza il bisogno di portare avanti alcuna campagna elettorale, si ritrova ora seduto a Palazzo Marino. Come procede la sua avventura da Consigliere Comunale?
«Ah non lo so, perché sono andato solamente una volta, alla prima riunione del Consiglio; accortomi poi della poca rilevanza degli ordini del giorno, ho deciso di non tornare più. Adesso, se ci fosse qualche argomento interessante da affrontare, tornerei anche a presenziare, però non è certo il mio mestiere, e andar lì a parlare di burocrazia non è decisamente tra i miei interessi. Mi aspettavo qualcosa di più stimolante, qualche vera problematica cittadina su cui confrontarsi, invece sono rimasto piuttosto deluso. Io comunque il mio lavoro ce l’ho, proseguo con la mia carriera giornalistica, non mi interessa più di tanto del consiglio comunale.»
Le è stato chiesto, come a tutti i consiglieri comunali, di firmare un “certificato antifascista”, lei ha deciso di non farlo, vuole spiegarci le sue ragioni?
«In realtà alla fine non ha firmato nessuno, il Sindaco ha ritirato la proposta, evidentemente mi ha dato ragione. È assurdo che io, a 78 anni, con una vita a testimonianza del fatto che non sia fascista- e anche se lo fossi, sarebbero fatti miei- debba firmare una qualche dichiarazione che lo attesti; anche perché, e vorrei così sottolineare un concetto che ai più non è chiaro, essere fascisti non è un reato, il reato consiste nel ricostruire il partito fascista. Dal momento che io non ho ricostruito alcun partito, non vedo perché debba firmare un documento che reputo ridicolo e di una pacchianeria indescrivibile.»
Al di là di questo fatto, qual è la sua opinione su Sala e sulla sua Amministrazione?
«L’Amministrazione di Sala non mi è mai piaciuta, ma non l’ho mai nascosto. Come ho più volte scritto su Libero, ritengo che Sala abbia rovinato la circolazione a Milano, che non è un aspetto secondario, perché in una città commerciale ed industriale è necessario muoversi con disinvoltura. Sala non ha fatto che creare piste ciclabili che rappresentano un fastidio e non consentono la fluidità della circolazione; per di più ha permesso la circolazione dei monopattini elettrici, che hanno creato dei disordini non indifferenti. Inoltre Milano è una città piena di clochard, e non si capisce perché ci sia il reddito di cittadinanza per tutti coloro che stanno a casa sul divano ad oziare, mentre i clochard vivono per strada, in una situazione di totale miseria, senza aver diritto a niente, nemmeno ad un sorriso.»
Parlando di Maurizio Belpietro, ha affermato che “la gratitudine è il sentimento della vigilia”, si è ritrovato spesso, nel corso della sua carriera, ma anche della sua vita, a fare questa riflessione?
«Quasi sempre. Mia madre me lo diceva spesso: “non fare mai del bene a nessuno, se non sei sicuro di sopportarne l’ingratitudine”. Aveva ragione, ma io sono in grado di sopportare l’ingratitudine, non sarà quindi questo il motivo per cui smetterò di fare del bene. Fare del bene è un’indole, la gratitudine è un sentimento laterale.»
Ha dichiarato anche: “se Fedez vuole entrare in politica, faccia pure; ma, a questo punto, può davvero essere definita “politica” quella che facciamo noi oggi?
«La politica, già da parecchi anni, si è svuotata di qualsiasi significato ideale. Un tempo, quando esistevano la democrazia cristiana ed i comunisti, c’era passione politica; quando si andava a votare, si lottava per il comunismo o contro, e magari si votava per i democristiani per contrapporsi comunque, in qualche modo, ai comunisti, anche se non era proprio la scelta del cuore, in ogni caso la gente era invogliata ad andare alle urne. Oggi la politica ha perso ogni significato, tanto che non si va nemmeno più a votare, anche perché diciamocelo, abbiamo dei personaggi imbarazzanti. Pazienza, succede! Comunque non è che succeda solo in Italia, ma anche in altri Paesi. La politica non è più vissuta come una religione, come accadeva invece un tempo. La gente non va a votare, e quando lo fa, vota 5 Stelle, non scordiamoci il 33% del 2009.»
Una delle risposte da lei più utilizzate è: “non me ne frega niente”; c’è qualcosa da cui si sente realmente coinvolto?
«Sono coinvolto dalla mia vita e dalle persone che conosco. D’altra parte ci sono cose di cui davvero non mi frega niente, mi chiedono la mia opinione e non posso mentire. Poi, per non parlare a vanvera, bisognerebbe vedere i singoli casi nello specifico.»
Giusto per fare due esempi, le cito il suo intervento nel corso della trasmissione Accordi&Disaccordi dove, in merito alle manifestazioni dei “No Pass”, ha dichiarato che “possono fare come pare a loro, l’importante è che non spetti poi a noi pagare le spese del funerale”. Oppure ancora, quando si è candidato al Consiglio Comunale, ha dichiarato che non le importasse in alcun modo portare avanti una campagna elettorale.
«Sí, nel primo caso ho voluto fare una battuta, perché se questi non vogliono vaccinarsi, e dovessero morire per il Covid, non posso poi certamente mettermi a piangere per loro. Per quanto riguarda la campagna elettorale, non avevo nessuna intenzione di mettermi a parlare per giorni agli elettori. Poi guardi, mi sono reso conto che anche in Consiglio Comunale sia tutta burocrazia, e che le vere problematiche dei cittadini vengano sempre messe in secondo piano, e questo non mi piace. Non me ne frega niente di star lì a decidere chi debba essere capogruppo o presidente del consiglio. Sono comunque dispiaciuto, perché la città ha tanti problemi: tutti parlano di periferie, ma nessuno fa qualcosa di concreto per migliorare la situazione. Intanto bisognerebbe curarne anche il lato estetico, e poi dar vita a nuovi luoghi di aggregazione, perché spesso sembra di stare in mezzo al deserto. Un altro fatto che mi indispettisce molto è il costo degli asili; non so come facciano certe famiglie, che non navigano nell’oro, a spendere 600/700 € di retta mensile. Poi tutti si lamentano che le culle siano vuote, e chi può riempirle se non si hanno neppure i soldi per arrivare alla fine del mese?!»
Sembra riesca a vivere tutto con distacco, da epicureo, ma quanto le sono costate davvero le dimissioni dall’ordine dei giornalisti?
«La filosofia di Epicuro, per semplificare, insegna godersi la vita; non so se riesco a godermi la vita, ciò che è certo è che non me la prendo per le cretinate. Per il resto, non posso che essere contento di essere uscito da un ordine che, detto francamente, fa proprio ridere. È un’organizzazione inutile ed esiste solo in Italia, e questo dovrebbe farci riflettere. Io credo che il giornalista sia un cittadino libero, che dice quello che vuole, fatto previsto dalla Costituzione, non capisco perché debba intervenire qualcheduno che fa parte del consiglio dell’ordine, per insegnarmi a scrivere. Sono persone che non hanno alcuna qualifica particolare e, nonostante ciò, vogliono insegnarmi un mestiere che, nel mio piccolo, ho svolto a lungo e in maniera produttiva. Detto ciò, quando ho qualcosa da dire io continuo a scrivere, se non ho nulla da dire, vado a bere l’aperitivo.”
Ottima intervista. Complimenti all’intervistatrice.
Il dottor Feltri, del quale sono abituale lettrice, non penso si sarebbe fatto intervistare da persona non qualificata e stimata.
La ringraziamo sentitamente.
La Critica