di Abbatino
Mossa elettorale o sincera amicizia? Sintonia di vedute o prospettiva di comuni interessi? È certo che ha spiazzato tutti questo sodalizio tra Giorgia Meloni e Vittorio Feltri. È vero che il flirt durava da tempo, con attestati di stima reciproci ed editoriali per Giorgia dalle colonne di Libero. E questo non soltanto negli ultimi tempi, già da qualche anno. È pur vero che la provenienza nordista di Feltri poteva tradire la stima verso Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, indirizzando tutti verso Matteo Salvini, ma la vocazione nazionale, storicamente nazionale, di Vittorio Feltri non lasciava spazio a dubbi: simpatia per Matteo ma cuore per Giorgia.
Il coraggio in politica spesso supera la tattica e, giunti ad una certa età, vengono meno le paure. Alla sua età, Vittorio aderisce pubblicamente a quello a cui ha sempre aderito il suo cuore, che batte a destra da sempre; sarà capolista nella sua Milano, cuore economico e pulsante della nazione. Capitale morale di tangentopoli quando il suo L’Indipendente si affermò nel campo giornalistico negli anni novanta. Vittorio, aderisce a sè stesso, senza veli; ama la nazione, non crede nella fazione. Solo per questo è credibile, oltre ad essere un grande professionista che si presenta da solo e fa opinione con un battito di ciglia. Mossa azzeccata, non da giocatore di scacchi, ma da tifoso attaccato alla maglia. Alla stessa maglia di Giorgia Meloni, all’opposizione per la nazione e non per la fazione. Dopo Milano, la candidatura a Presidente della Repubblica; già ci provarono in Fratelli d’Italia, ai tempi di Mattarella.