di Abbatino
Abbracci, baci, battimani, zero distanziamento sociale sugli scranni di palazzo madama, il “VAR” del senatore Ciampolillo che vota a votazione avvenuta e che si accinge a votare in maniera difforme a quanto aveva fatto fino a quel momento nei confronti del governo; è tutta una farsa. I senatori a vita, novantenni e passa, che per nobili motivi ubbidiscono all’appello del presidente del consiglio, è come se fosse un appello antifascista. La maggioranza, né assoluta, neppure relativa, si aggrappa ai senatori a vita, a transfughi e saltimbanchi e all’astensione di Italia Viva per non cadere.
Così finisce il giorno più lungo del Conte bis. Una vittoria di Pirro, si direbbe, non una vittoria per la nazione. Alla prossima prova vera resisterà? Chissà. Una cosa è certa, la crisi di governo era molto meglio che questa situazione di oggettiva ingovernabilità. L’avvocato del popolo ha solo una risicata fiducia al Senato, non una vera maggioranza politica con un programma reale. A chi si aggrapperà la prossima volta? Poteva esserci una crisi lampo, con 10 giorni tra consultazioni e nuovo governo, ma in quel caso proprio Conte rischiava grosso, cioè di saltare davvero. Lo sanno tutti che non è un parlamentare e che il PD non vede l’ora di sostituirlo con un profilo più tecnico che non il suo grigiore di grillino dall’erre moscia che lo distingue dal volgo: comunque senza arte né parte, oppure pronto a fare la sua parte per non stare in disparte, o meglio a casa, con i “draghi” che svolazzano sopra il parlamento. Sarà un Conte tris, ma menomato ancora. Sempre più ricattabile, altro che responsabili al governo, trasformisti e rinnegati. Per rispettare la sempre più italiana tradizione parlamentare da Crispi in avanti. No, signori. Questo non è un conte, ma un vassallo, destinato a cadere da cavallo già dalla prossima votazione.