di Stefano Sannino
Viviamo in un’epoca in cui l’informazione fa da assoluta padrona: tutto ciò che sappiamo ci viene trasmesso dai mass media o dai social network ed ormai gran parte dell’informazione che riceviamo è controllata da interessi lobbistici o politici. La scienza, che dal canto suo fornisce invece un’informazione precisa viene spesso soppiantata dalla convinzione che perseguire la libertà di opinione sia qualcosa di sacrosanto ed inviolabile.
Uno dei primi pensatori a formulare l’idea di una libertà assoluta fu J. S. Mill, filosofo britannico del XIX secolo, nel suo testo “On Liberty” in cui a più riprese viene ribadito come l’essere umano debba essere libero di compiere qualunque tipo di scelta, nel rispetto della libertà altrui. In breve, la libertà è sì da intendersi in senso assoluto, purché non imponga una visione sugli altri. Vale a dire, per esempio, che una persona è libera di non credere nella scienza e nel dato oggettivo, nella misura in cui questa sua scelta non nuoce però ai suoi concittadini.
L’unico diritto che Mill riconosce è quello di rimprovero o sollecitazione: siamo quindi liberi di rimproverare il comportamento di un nostro concittadino, purché non lo si obblighi a compiere una determinata azione.
Questo dibattito è quindi oggi più che mai attuale, in un tempo in cui le posizioni pro-vacciniste ed anti-vacciniste stanno prendendo il sopravvento, dividendo spesso i fratelli dai fratelli, i figli dai genitori, gli amici dagli amici. Il dibattito pubblico è così tanto infiammato che da ambedue le parti si assiste ad una completa dimenticanza dei principi fondamentali della libertà e della responsabilità civile. Da un lato la responsabilità civile e la libertà vengono ignorate in favore di una presupposta malfiducia nella scienza che, però, è l’unica a fornire dati obiettivi e sicuri. Dall’altro, si assiste ad una sorta di meccanismo del pensiero unico, in cui ogni piccola divergenza teorica viene subito additata come un attentato alla salute pubblica.
È proprio in una situazione come questa, in cui le differenze ideologiche sono capaci di dividere perfino i nuclei familiari, che bisognerebbe prendere coscienza del nostro diritto alla libertà.
Essere liberi, proprio come diceva Mill, significa infatti poter prendere delle decisioni per se stessi che non influiscano però negativamente sugli altri. In questo caso, il mio diritto alla libertà decade, perché qualora venisse applicato decadrebbe anche il diritto alla libertà di tutti i miei concittadini o, più genericamente, di almeno un’altra persona.
Quanto è giusto quindi manifestare il proprio pensiero? Gli amanti della libertà senza restrizioni diranno che bisogna sempre essere liberi di prendere le proprie decisioni. Eppure, anche per un amante della libertà assoluta come Mill, a tutto c’è un limite. Forse questo, vale la pena ricordarsi oggi.