di Martina Grandori
Estremo Levante ligure, estremo fascino, estremo esempio di Italia magica, pittoresca, silenziosa. Sospesa.
Siamo a Montemarcello, borgo di origine romana (155 a.C.) di pochissime anime (280 i residenti nel borgo) a pochi chilometri dalla deliziosa Sarzana, la Val di Magra è ad un passo, le Apuane fanno da cornice. È uno di quei gioielli che l’Italia offre e che almeno una volta nella vita vanno visti. Un borgo autentico, speciale, capace di entrare nel cuore e non uscire più.
Tutto con case in pietra che riprendono l’architettura rustica tipica della zona, a cavallo fra Liguria e Toscana, dove le pietre arenarie porose e dall’inconfondibile color beige-biscotto danno forma alle costruzioni del borgo. Tutte molto simili, l’origine di accampamento romano e i minuscoli vicoli ortogonali, fanno associare Montemarcello ad un presepe. La piazza centrale con la chiesa di San Pietro, eretta nel XV secolo e ampliata nelle forme attuali nel Seicento, è il cuore del borgo.
All’interno sono conservate alcune opere di valore artistico, come il trittico in marmo del 1529 attribuito a Domenico Gar e il trittico ligneo del XIV secolo. Il fascino di Montemarcello è comunque ovunque. I vicoli perfettamente tenuti, i vasi di coccio con fiori che incorniciano i portoncini delle case, quel silenzio elegante e possente che zittisce chiunque tenti di far rumore, quei tramonti con scorci che tolgono il respiro,, quel mangiare seduti al ristorante nelle viuzze come se si fosse in un filmi De Sica, ecco tutte queste cose fanno di Montemarcello un luogo dell’anima.
Ci venivano un tempo Italo Calvino e Indro Montanelli, nel tempo è diventato buen ritiro di giornalisti, intellettuali, scrittori e persone in cerca di pace e bellezza.
Cuore del paesino è oggi il caffè delle Ragazze, deliziosa caffetteria-bistrot gestita appunto da delle donne che lo hanno trasformato in un piccolo angolo dove oltre a mangiare un boccone, comprare qualche prodotto locale, incuriosirsi guardando opere d’arte fatte da artisti minori, leggere, chiacchierare, è anche un punto di ritrovo per gli habitué, quello che una volta era Carlo, storico bar del borgo gestito da un personaggio incredibile degno di una novella di Italo Calvino.
A cena? I Pironcelli è il ristorante più accreditato, in tavola a Montemarcello si servono piatti di mare, e come vuole la tradizione il tagiain a menestron, una minestra di verdure miste di stagione a cui si aggiungono la pasta fatta in casa e foglie di basilico.
Per chi ama il trekking ed è però abituato a camminare un po’, ci sono diversi itinerari, Punta Corvo è un classico. Da Montemarcello si scende lungo un sentiero immerso nella macchia mediterranea dove mirto ed elicriso sono ovunque, e si arriva in questa spiaggia che fuori stagione è il simbolo delle calette solitarie dove stare a contemplare il mare e pensare, nei mesi estivi decisamente affollata.
Anche il borgo di Tellaro è un posto che merita assolutamente una visita, è poco distante e volendo raggiungibile anche in gommone, noleggiabile facilmente ad Ameglia o Bocca di Magra.
Se la natura è una passione, c’è il Parco Naturale Regionale Montemarcello – Magra, nato nel 1995 dall’unione del Parco Fluviale della Magra e l’Area protetta di Montemarcello con lo scopo di tutelare e salvaguardare il territorio, sia fluviale (zona di migrazione di uccelli) che faunistico e botanico, incentivando le attività agricole tipiche della zona.
Lasciando Montermacello, a pochissimi minuti di auto c’è il Monastero di Santa Croce del Corvo (a Bocca di Magra), eretto nel 1176 dai frati benedettini – con annessa la cappella Santa Croce, raro capolavoro ligneo di arte romanica – ricollegabile al “ghibellin fuggiasco”, Dante Alighieri, che al monastero del Corvo, f si recò nel 1306 e dove avrebbe lasciato ad un frate il manoscritto dell’Inferno, affinché lo recapitasse a Uguccione della Faggiola.
Così si narra…