di Stefano Sannino
Uno dei settori più colpiti da queste estenuanti chiusure ad intermittenza è sicuramente quello dell’abbigliamento che, a fronte di una filiera produttiva che può continuare a produrre, si vede privato della possibilità di essere aperto al pubblico con regolarità e continuità.
Sebbene infatti negli ultimi mesi il governo abbia cercato di andare in contro alle esigenze di moltissime attività commerciali, pare che i negozi di vendita al dettaglio siano ancora oggi considerati luoghi poco sicuri. Specialmente nell’area metropolitana di Milano, dove i negozi di alta moda costituiscono un valore aggiunto importantissimo per l’appeal della città a livello internazionale, le chiusure hanno pesato non solo sui commercianti, ma anche sui settori del turismo e della ristorazione che, senza le varie settimane della moda, del design o delle fiere con il conseguente mancante afflusso di turisti da tutto il mondo, si sono visti privati di una gran fetta della loro clientela abituale. È in questo clima di profonda crisi che il presidente di Federmoda interviene in un dibattito pubblico, sottolineando la gravità della situazione: “con questo ultimo lockdown abbiamo perso ulteriori 3 miliardi di euro in consumi di moda, che rischiano di far chiudere definitivamente molte nostre attività e mettere in crisi l’intera filiera della moda […]”. Le parole del presidente dell’associazione, Renato Borghi, sottolineano in modo drammatico l’impatto che questa crisi ha avuto su uno dei settori che erano, fino a due anni fa, il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo. La nota pubblicata continua: “ […] ma anche le nostre città si desertificheranno, perderanno l’anima e l’appeal, oltre a relazioni, sicurezza, decoro ed anche valore immobiliare.”
Purtroppo per noi, Borghi non potrebbe avere più ragione: la presenza dei negozi dei grandi marchi di lusso, che fino a poco tempo fa attiravano turisti e davano lustro ad intere aree urbane, sta perdendo ora d’importanza e sta inducendo ad un degrado molte aree metropolitane. Senza visitatori, senza quel flusso vitale di persone che vanno in giro e qualcosa acquistano sempre, le vie dello shopping del lusso perdendo la fascinazione che esercitavano sul resto del mondo. L’impatto negativo, conclude il presidente, si potrebbe però combattere inducendo un sistema ad appuntamento dei negozi, per altro già sperimentato in passato in numerose boutique ed in grado di garantire misure di sicurezza sanitarie più efficaci.
Che sia il lockdown davvero l’unica soluzione alla pandemia? Borghi su questo è stato chiaro: “oltre al diritto alla salute, bisogna salvaguardare anche quello al lavoro”.