di Angelo Portale
L’antifona al Vangelo di questa domenica, tratta da Luca 21,35, recita: «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al figlio dell’uomo».
Fermiamoci soltanto alla prima parte del versetto: «Vegliate in ogni momento pregando […]».
Cosa vuol dire vegliare? Cosa vuol dire farlo in ogni momento? E cosa vuol dire farlo tramite la preghiera?
Facciamo un passo per volta. Partiamo dalla preghiera. Penso che la preghiera sia una relazione autentica. Pregare è entrare in relazione con Dio, stare in relazione con Lui, frequentarlo, mettersi di fronte a Lui con sincerità, essere-così-come-si-è senza paura di essere giudicati. Si possono recitare infinite preghiere e non pregare, si può stare in silenzio e pregare intensamente. Non è scontato pregare mentre si sta pregando. Non è scontato vivere i riti, i sacramenti e tutto ciò che “dovrebbe” essere preghiera, con un atteggiamento di preghiera.
Se la nostra relazione con Dio è consapevole, autentica e profonda, la nostra preghiera (relazione con lui) non si ridurrà solo ad alcuni momenti specifici ma rimane costante nel corso della giornata. In questo modo possiamo stare-in-relazione con Lui in ogni momento: anche se facciamo altro non ci dimentichiamo mai di questo legame d’amore e di gioia con Lui e, quando viviamo anche i momenti canonici di preghiera, li viviamo in modo vero, profondo, consapevole, grato.
È questa relazione, questa preghiera, che può permetterci di «Vegliare in ogni momento». È Dio infatti Colui che veglia sempre e solo con Lui anche noi possiamo vegliare sempre. Ma cosa è la veglia? Vegliare vuol dire vigilare. Essere vigile vuol dire essere attenti e presenti, svegli perché si attende qualcuno. La realtà ci dona costantemente messaggi ed eventi. Sono sempre per il nostro bene, per la nostra crescita. Chi non veglia, cioè non è in attesa, non sarà capace di coglierli, non saprà stupirsi. Essere-presenti a quel che accade, restando nella relazione costante con Dio, con un atteggiamento di stupore e accettazione totale, è forse il vero modo per “stare” nella felicità, perché fondamentalmente la felicità è “stare” così come siamo, ovunque siamo. La felicità non dipende da altro se non da noi. Dipende dal nostro essere presenti o meno, dalla nostra consapevole relazione con Dio, dalla nostra non-resistenza nei confronti di quel che accade.