di Martina Grandori
L’Italia speciale, l’Italia degli incontri, l’Italia delle tradizioni, l’Italia che fu ma che oggi è ancora testimonianza di una cultura autoctona speciale. Siamo nel Parco Nazionale del Cilento, paesaggio remoto e intatto del sud, di quel sud rimasto fedele a certe tradizioni e certe sue culture senza sporcarle.
Fra questi borghi, vallate, oasi naturali mozzafiato c’è anche Vatolla, piccolo borgo emblema di un concetto di vivere a cui guardare con ammirazione, soprattutto dopo il tragico periodo vissuto da tutti, che forse ci ha fatto riassaporare il valore di una vita autoctona. Sì, è proprio la vita autoctona, autentica, pura che l’itinerario dei borghi italiani proposto da La Critica vuole sottolineare.
Per introdurre la poesia che avvolge Vatolla, borgo medioevale di 400 abitanti circa con vista spettacolare sul golfo di Salerno e su Capri, basta guardarsi attorno, qui tutto è una sinfonia fra uomo-natura-architettura, qui a Vatolla il senso del rispetto per ciò che la terra offre, per le tradizioni contadine che da generazioni si tramandano si sente. Qui importanti filosofi e studiosi trovarono il loro luogo d’elezione, qui Gian Battista Vico scrisse I principi della scienza nuova, le case sono tutte raggruppate, lungo la via principale e alla gran parte di esse si accede tramite gradinate, che creano un armonioso disegno.
Il nome, Vatolla, che prima era Batolla, deriva da batus, ovvero rovo, pruno, quindi “luogo di rovi”.
Punta di diamante di Vatolla, la cipolla, verdura indispensabile per la dieta mediterranea, nonché testimonianza di come in Cilento la biodiversità sia una realtà tangibile. Si celebrano virtù e storia dell’antico ortaggio, con feste dal sapore vero, non quelle sagre-kermesse dove la globalizzazione ha portato via l’autenticità.
È molto probabile che il bulbo originario fosse custodito da Monaci Basiliani in fuga da Bisanzio nell’VIII secolo D.C. per l’Editto Iconoclasta di Leone III. Essi vagarono a lungo nell’Italia Meridionale e alcuni di loro giunsero in Cilento e, trovando tra le vaste aree boschive di Vatolla un particolare microclima, decisero di piantare i loro preziosi semi.
A differenza delle altre varietà non fanno lacrimare gli occhi e hanno un sapore dolce, molto più delicato e si digerisce facilmente. Il 19 gennaio si celebra la semina della cipolla con una festa e i contadini per auspicare raccolti abbondanti e buoni, hanno creato i loro riti propiziatori: accendono tre falò per riscaldare la zona, a simboleggiare l’infusione di luce nuova e positiva sulla terra coltivata e sulla natura circostante.
E sono proprio i contadini, gli agricoltori che alimentano e tengono attiva l’economia locale è ancora, qui tutto viene prodotto localmente e serve in buona parte per dare da mangiare alle famiglie della zona. Per molti può sembrare qualcosa di superato, ma la bellezza di questa zona, la magia del Cilento sta proprio nell’essere una regione nella regione, 1800 chilometri quadrati di Italia tutta da vedere e da conoscere.
Buon viaggio!