di Paolo Peverini
Tra tante novità e aggiornamenti che gli smartphone ci consentono di utilizzare, quella del food delivery ha preso piede in pochissimo tempo, creando su di esso un mercato assai ampio.
Con l’avvento di app che consentono ai consumatori di ordinare comodamente dal proprio telefono, senza doversi spostare o recarsi al ristorante per ritirare il cibo d’asporto ordinato poche minuti prima, la rivoluzione del modo di consegnare cibo è ufficialmente iniziata.
I principali nomi che richiamano in maniera frequente questo tipo di servizio sono Just Eat, Deliveroo, Uber Eats, Glovo, Foodora e Bacchette forchette.
Una precisazione va fatta: non dobbiamo confondere l’intermediario tra il consumatore e il ristoratore e invece chi offre un servizio di food delivery.
I vantaggi che usufruisce chi ordina da queste app sono sicuramente la comodità, le varietà di gusto a soddisfacimento delle esigenze di qualsiasi cliente, il tempo impiegato e le accessibilità di prezzo; gli svantaggi posso essere causati da varie problematiche di servizio che incorrono nel trasporto, come ad esempio l’imballaggio mal eseguito, creando in questo modo un mal contento da parte della clientela, e il tempo di arrivo non esatto, causato da ritardi, non per colpa del driver, bensì per gli imprevisti trovati nel tragitto.
Solitamente, i servizi per il food delivery sono molto usati e presenti nelle grandi città. Detto ciò si può ben capire che i cittadini, o per chi si trova a lavorare nelle metropoli, la possibilità di ordinare del cibo direttamente dal suo telefono, senza alcuno sforzo, è un placet non da poco. Andando verso la periferia, nemmeno tanto lontana rispetto al centro, la comodità va sempre più a sparire, lasciando il rammarico di dover uscire obbligatoriamente da casa, per ordinare un panino da Mc Donald o arrangiandosi con il fai da te.