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venerdì, 29 Novembre, 2024

UNBROKEN. Storia di un Italiano che insegnò coraggio e perdono al Mondo

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Un tempo l’Italia non esportava mozzarelle. Esportava eroi. Qualcuno ogni tanto deve ricordarlo a quelli che di fronte ai Kabobo ci tirano fuori le solite banalità su cosa eravamo cent’anni fa. Cento anni fa eravamo i genitori di Louis Zamperini, il protagonista di una storia che ci dovrebbe, per una volta, renderci orgogliosi dei nostri Padri. Louis nasce ad Olean, ad Ovest di New York, da due emigranti Veronesi. In gioventù era vittima di bullismo. All’epoca non usava andarsene a lamentare in diretta nazionale, così il padre gli insegnò la boxe ed il fratello a correre. La seconda attività gli riuscì in assoluto meglio e così diventò un atleta olimpionico. Piccola nota, fu picchiato e quando chiese alla famiglia cosa fare gli diedero la prima e più grande lezione che un uomo deve apprendere: sopporta finché puoi, scappa se devi, combatti per la vita.

In gioventù corse alle olimpiadi di Monaco e ricevette i complimenti del Fuhrer, ammirato per quel bianco che non mollava in nessuna occasione. Si arruolò nella Seconda Guerra Mondiale come pilota, fu colpito e precipitò in mare, salvandosi a stento dagli squali, dai caccia bombardieri e dal sole dei tropici. Approdato su un’isola fu immediatamente catturato dai soldati Giapponesi. Iniziò per lui un calvario lungo due anni, fatto di prigionia e tortura. Ma Louis sopravvisse, determinato, incrinato ma intatto. Mai domo. Infine fu liberato dalla prigione e poté tornare indietro dalla guerra e dalla morte.

Ma la liberazione era solo apparente, le cicatrici della sua anima erano profonde e nel sonno lo tormentavano. Visioni di vendetta, visioni di atroce e disumana vendetta lo attanagliavano ed una notte, perso nella nebbia dei sogni, convinto di stare uccidendo il suo aguzzino, rischiò di strangolare la moglie incinta. Era lo spartiacque di una vita. Aveva sopportato quanto poteva, era fuggito quando aveva dovuto, era ora di combattere per la propria vita. Trovò la consolazione della fede nei sermoni infuocati del Reverendo Billy Graham insieme alla moglie. Affrontò ancora una volta il suo aguzzino e gli inflisse la più irreversibile delle sconfitte: lo perdonò. Da quel giorno girò l’America per accendere la luce nei cuori e parlare di perdono.

La storia potrebbe concludersi qua, ma c’è un passaggio che rende questa vicenda davvero commovente. Nel 1988, chiamato a fare da Tedoforo in Giappone, cercò il suo torturatore, probabilmente per perdonarlo e chiudere così la ferita. L’intento era lodevole, il soldato era ancora vivo, non era a rischio di incriminazione e non pareva avere problemi a parlare in pubblico della guerra e dei suoi avvenimenti. Eppure rifiutò di incontrare la sua vittima. Queste le sue parole:

“Non obbedivo agli ordini. Obbedendo ai miei sentimenti trattavo i prigionieri da nemici del Giappone”

Qui chiudiamo la narrazione, il film lo troverete al cinema Gennaio prossimo, però un paio di riflessioni sono d’obbligo:

1) Se l’aguzzino avesse accettato il perdono la sua guerra sarebbe finita e l’unica fine possibile a quella guerra era la sconfitta ed il disonore. E nel suo cuore da soldato non c’era posto per nessuna delle due cose.

2) E’ il primo vinto che intervistato che io ricordi che non si è nascosto dietro agli ordini. Non si è nascosto nemmeno dietro la Patria, cosa strana per una cultura con un’idea di gruppo così forte. No, si è assunto le colpe di un popolo e con la fronte alta ha sfidato un’ultima volta il mondo e rifiutato la resa. Era certamente un uomo malvagio, ma un malvagio per cui provare disprezzo è davvero difficile.

In definitiva Louis non ha perso nessuna delle grandi sfide della sua vita, speriamo e preghiamo che Dio Onnipotente gli riconosca il risposo dei giusti e la pace degli eroi. Eppure, sommessamente, non riesco a non pregare che, al soldato Giapponese, nell’undicesima ora, sia stato concesso di chiedere e ricevere il perdono del soldato Louis. Non voglio certo augurarmi pace per gli aguzzini, ci mancherebbe. Ma se l’Infinito Amore di Dio gli avesse concesso in extremis una possibilità non me ne lamenterei. E voi?

Luca Rampazzo

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