di Roberto Donghi
A sentir wikipedia siamo l’ ottava potenza economica globale e la quarta in Europa, ma dalle parti del Transatlantico pare che siamo così tanto alla canna del gas da dover tagliare i parlamentari, attenzione, non per riformare le istituzioni, bensì per risparmiare.
E’ sempre questa la pedante e pesante ricorrenza, il disco rotto che da anni ci massacra laggiù dove non batte il sole: “Risparmiare”.
Ci sono sprechi, manovre assistenzialiste che gettano miliardi di euro nel nulla, compagnie aeree fallite da un decennio, fondi europei non utilizzati, regioni con bilanci in rosso, pubblica amministrazione vetusta, lenta e monumentalizzata, ma bisogna risparmiare perché “900 parlamentari sono troppi, negli Stati Uniti ne hanno la metà”.
E così finirà come finisce sempre quando l’obiettivo è il risparmio fine a sé stesso: con la bassa qualità.
I partiti, si sa, non si basano certo sul merito e dunque la forbice del taglio si abbatterà sulle nuove leve che, tra i tanti, potrebbero entrare e fare qualcosa, salvando solo quelli già affermati, con legami solidi e che magari occupano quei seggi da tempo immemore, andando a costituire una élite ancora più èlitaria di prima.
Insomma, solo chi avrà delle cambiali da farsi pagare potrà riottenere un seggio, ma nel frattempo almeno avremo risparmiato. Quanto? Cento milioni l’anno. Per un riccone l’equivalente di uno yacht a tre ponti con serata a Montecarlo inclusa.