di Martina Grandori
Parlare di cibo sano in chiave culturale è sempre un piacere. Mangiare bene è un innegabile piacere per la gola e per il corpo. Stavolta il cibo di cui si parlerà secondo gli Inca era “la madre di tutti i grani”. La quinoa – pianta erbacea che per il suo aspetto è spesso confusa con un cereale, ma in realtà è una parente degli spinaci e della barbabietola – é stata per molti secoli un alimento usato quasi esclusivamente dagli indigeni. Oggi è diventata assieme ad altri super food un nuovo protagonista della cucina più consapevole. Ipocalorica (circa 350 calorie ogni 100 grammi), senza glutine, ricca di proteine, minerali (magnesio fosforo, ferro e zinco), contiene tutti e dieci gli aminoacidi essenziali, e di fibre (nelle diete vegetariane e vegane è un sostituto della carne o del pesce). Ed è ricca di grassi polinsaturi omega 6, antiossidanti ed il suo consumo aiuta a contrastare il diabete ed a migliorare il metabolismo.
In Italia l’abbiamo scoperta da qualche tempo prima nei negozi radical chic di alimentazione naturale, ora è anche sugli scaffali del supermercato, motivo per cui sta registrando un record dopo l’altro, di produzione e soprattutto di prezzo. Purtroppo però la domanda in crescita verticale sta creando anche dei gravi problemi a chi la coltiva e alle economie rurali di paesi come la Bolivia e il Perù. infatti in questi paesi la quinoa fa parte del pasto tradizionale degli indigeni, nonché la produzione è sempre stata al centro dell’economia alimentare di queste zone della terra montagnose ed impervie. Basti pensare che la quinoa è coltivata in quelle zone dal X secolo ed era simbolo di un equilibrio fra uomo e natura. Oggi questo equilibrio purtroppo è traballante. Anticamente la si coltivava solo sui pendii, lasciando le piane erbose per l’allevamento dei lama, ora le piane erbose sono diventate terreno di coltivazione mettendo in ginocchio l’allevamento dei lama e quindi molte comunità locali. Il problema del mondo d’oggi è che non esiste più il rispetto per la natura, l’equilibrio del buon senso, così da alimento sacro, prodigio per un’alimentazione sana, è diventato un alimento paradossalmente nemico per l’ambiente delle Ande e dell’America meridionale. Ma questo è uno delle tante malefatte dell’uomo che agisce senza pensare alle conseguenze.
Tornando a questa pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae, è uno pseudocereale, in quanto, pur non appartenendo alla famiglia delle graminacee, i suoi semi hanno l’aspetto e le proprietà di un cereale vero e proprio ma è senza glutine e quindi più digeribile e apprezzato anche dai non celiaci. Ci sono però come sempre delle piccole controindicazioni. Il chicco di quinoa ha un particolare rivestimento chiamato saponina che potenzialmente può essere tossico (cioè generare bruciori di stomaco o infiammazioni dell’apparato digerente), per evitare problemi basta metterla in ammollo per almeno mezz’ora (anche con bicarbonato se si volesse proprio fare i perfettini), poi sciacquare sotto l’acqua corrente e poi finalmente cuocerla in acqua (il rapporto è 2 tazze di acqua ogni tazza di quinoa). I modi per mangiarla? Tanti e sfiziosi, su internet troverete quello che ad hoc per voi….