Monterosso Calabro – 6 agosto 2021
C’è tutta una letteratura europea che argomenta sui vuti quali proiezione umana verso il divino per ricevere la grazia di guarigione, o ottenere un buon matrimonio, la nascita di un figlio e tanto altro. In Spagna, Francia, Sardegna (nuorese in particolare) era compito tutto femminile a donare ori, membra di cera, denaro quali offerta per grazia ricevuta. “Da noi – scrive Giuseppe Pitré (1892:559) – quando alcuno per avere figli o perché vengan su sani fa dei voti ai santi…). A questa devozione popolare di oggetti e pani-dolci c’è tutto un sentire ceroplastico legato ai riti di passaggio, ai culti di Artemide (culti matrimoniali), ai culti funerari, ai culti di fertilità. Siamo difronte a quella devozione povera o minuta che si rifà all’identità classica dei pinakes. L’ex-voto, in questa direzione, ricostruisce ed interpreta il documento filologico, una narrazione che certifica fatti e circostanze sociali identificabili nel verbo “vovere” che significa “promettere”, “formulare”, da qui il termine “voto” (formulazione della richiesta alla divinità): mentre l’altro termine latino “ex-voto suscepto” esprime l’accettazione del voto e quindi alla manifestazione ottenuta fatta di ascolto e di concessione della grazia e che pertanto va offerto alla divinità quanto promesso. Vedi in questa direzione l’antropologo e storico Jacques Le Goff che scrive “la nuova storia ha allargato il campo della documentazione storica… un utensile, un ex-voto sono per la storia documenti di primordine fonte materiale”. Ed ecco perché gli ex-voto bene si collocano tra storia e antropologia nelle sue forme metalliche a basso rilievo, opere pittoriche, tavolette dolci anatomorfi, strumenti di intervento prodigioso, misterico e sovrannaturale tra chi il committente e il destinatario chiara lettura in termini di richiesta/preghiera per ottenere una grazia/miracolo. Indagare gli aspetti storici-culturali relativi ai valori religiosi significa entrare nei linguaggi multipli dell’antropologia sociale, comportamentale, ritualistica, con proiezione e identità di conoscenza che ha visto le albe e i tramonti del sentire i silenzi fuori dai rumori del quotidiano, di quell’essere stati coinvolti in appuntamenti con l’intera comunità, con la complessa esperienza spazio-culturale del sacro. Vivere, nell’insieme, una sorta di pellegrinaggio fatto di preparazione, di attesa e di incontro con la divinità alla quale l’offerta votiva diventa devozione, sentimento religioso, testimonianza del taumaturgico. Gli ex-voto pertanto sono propiziatori perché inquadrano l’idea stessa del perché viene fatto, diventa ikesia (motivazione del voto). Gli ex-voto sono congratulatori pertanto letti come soteria cioè ringraziamento per la grazia ricevuta. Gli ex-voto possono essere offerti da una o più persone vive non più sofferenti perché ormai fuori pericolo da un momento di crisi familiare carica di dolore dipendente da malattia, morte, nascita e molto altro ancora che solo l’intervento soprannaturale ha potuto apportare la quiete, la gioia, la festa, la felicità, la forza di proseguire. Tutto questo ci dovrebbe riportare a riflettere sul significato e il valore della fede nella società di oggi. Carlo Carletto, religioso italiano, della congregazione cattolica dei Piccoli Fratelli del Vangelo, diceva “ di Aver fede in Dio, fidarsi di lui! È questa la fondamentale battaglia della vita!”.
Scrive Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin “Qualcuno ha detto che il cristiano del futuro sarà un credente e un orante o un mistico, o non sarà. Io direi che anche l’uomo del futuro, o sarà capace di comprendersi in un orizzonte di trascendenza o sarà inghiottito da ciò che egli stesso, con ingegno e smisurata volontà di potenza e di dominio, ha “creato”.
Prof. Pino Cinquegrana Antropologo