Diciamolo chiaramente: Hillary Clinton non mi è simpatica. Credo che con un candidato diverso forse le elezioni non sarebbero andate così. Ma siamo sicuri che Donald Trump sia meglio?
In molti oggi tripudiano, perfino tra quelle “sinistre” che dovrebbero essere quanto di più lontano da uno come Trump. E questo perché in molti vedevano nella Clinton l’esponente delle lobby finanziarie, di Wall Street e dei “poteri forti”. Sarà anche così, ma non mi risulta che il partito repubblicano americano sia mai stato “rivoluzionario”. Anzi, se c’è qualcuno che ha sempre cercato di mantenere lo status quo e garantire gli interessi della classe dominante, quelli sono proprio i repubblicani. Farli passare ora come quelli che si pongono contro le lobby mi sembra per lo meno ridicolo. Soprattutto nel momento in cui candidano un miliardario che ben difficilmente agirà contro gli interessi della sua stessa classe sociale (e quindi contro i suoi stessi interessi). Certo, ha promesso ai lavoratori americani di porre un freno alle delocalizzazioni per proteggere i posti di lavoro, ma possiamo davvero fidarci di uno che fa parte di coloro che da simili politiche hanno da perdere? E possiamo davvero dire che la Clinton avrebbe fatto l’opposto? Dopotutto le due precedenti amministrazioni, con Obama presidente e Hillary Clinton come segretario di stato hanno visto crescere l’occupazione e i salari grazie alle politiche portate avanti. Senza considerare il famoso “Obama care” che ha dato a milioni di persone povere una copertura sanitaria che ora, con tutta probabilità, perderanno. Perché mai, dunque, Hillary Clinton avrebbe dovuto fare una politica opposta a quella fatta fino a ora? Senza considerare che il fatto di avere contatti o amicizie tra finanzieri e grandi industriali non rende la Clinton automaticamente rappresentante o, addirittura, “serva” delle “lobby finanziarie”. Un ragionamento, questo, estremamente superficiale, degno di un grillino qualunque, ma non certo di una persona seria. Se poi consideriamo che questi signori hanno eletto un membro di quelle lobby finanziarie e capitalistiche per combattere la “serva” delle stesse, si comprende la chiarezza di visione della realtà che hanno.
La Clinton è stata accusata anche di essere una guerrafondaia. Certo, è stata interventista in diversi casi (in Libia e in Siria, per fare esempi), ma non si può certo dire per questo che sia una guerrafondaia e che sia determinata a fare guerre a destra e a manca per, anche qui, favorire le lobby militari. Ora, siamo certi che non intervenire in situazioni come la Siria e la Libia, lasciando fare agli integralisti dell’Isis e di altri movimenti simili sarebbe stata una scelta corretta? È più criminale intervenire per fermare l’Isis o lasciare che questo agisca indisturbato? Il non-interventismo di Trump non è certo “pacifismo”! Si tratta, piuttosto, di un “arrangiatevi” all’Europa e ai paesi del Medio Oriente. Come se la cosa non riguardasse il mondo intero. Che Trump non sia un pacifista (e che i militari non siano contro di lui) lo dimostrano anche le sue promesse elettorali tra le quali troviamo la volontà di aumentare i finanziamenti (già enormi) alle forze armate. Perché così hanno sempre ragionato i repubblicani: tutto per noi e gli altri si arrangino. E se non va loro bene, abbiamo le armi.
Anche sulla questione del rapporto con la Russia di Putin, io non sarei così ottimista come certi sostenitori di Trump. Certo, la Clinton ha avuto degli attriti con il dittatore russo, ma non credo proprio che lei sarebbe mai arrivata a una guerra con la Russia. Così come non credo che Putin sia tanto stupido da muover guerra agli USA. Putin è uno che fa la voce grossa per dimostrare quanto è “maschio”, ma sa benissimo che un cane grosso e forte come gli USA si sfotte da lontano, senza avvicinarsi troppo al recinto, se non si vuole finire molto male.
Al contrario sono molto preoccupanti gli attriti di Trump con la Cina, che il presidente eletto vuole combattere da un punto di vista economico. Non metto in dubbio che l’avanzata cinese nell’economia mondiale sia un fatto da affrontare, ma che a combattere questa battaglia sia un bullo ignorante e politicamente impreparato come Trump mi preoccupa non poco. Se si giungerà a crisi politiche serie, siamo certi che Trump sia in grado di gestirle e di evitare scontri “muscolari”? Permettetemi di avere qualche dubbio in merito. Inoltre il fatto che Trump vada d’accordo con dittatori sanguinari come Putin non mi sembra una cosa positiva. Davanti a simili personaggi si dovrebbe desiderare di avere qualcuno al potere che ponga loro dei limiti, non qualcuno che li aiuti e li appoggi. Anche perché, grazie a questa simpatia del presidente USA, Putin potrebbe alzare ulteriormente la cresta e la guerra potrebbe farla scoppiare lui. Stiamo parlando, non dimentichiamolo, del Putin che ha già avuto modo di scontrarsi militarmente con l’Ucraina, nonostante il rischio di degenerazione della situazione.
C’è poi il tema dei diritti civili. In questi otto anni di amministrazione Obama le minoranze hanno ottenuto riconoscimenti forti e importanti. La “guerra” di Obama (e della Clinton) al razzismo, al maschilismo, all’omofobia è stata importante e ha ottenuto risultati ritenuti storici. Tra questi l’introduzione del matrimonio egalitario a livello federale è senza dubbio il provvedimento di cui più si è parlato. Conquiste, queste, che Trump ha più volte annunciato di voler eliminare, riportando gli USA indietro di decenni. Non è un mistero che il nuovo presidente sia maschilista e omofobo (e non a caso filo-Putin). Sul fronte dei diritti glbt, Trump ha promesso di eliminare il matrimonio egalitario e di introdurre il “diritto” di discriminare le persone glbt in base a convinzioni religiose o politiche, come se discriminare le persone fosse un “diritto”. Il suo appoggio a leggi discriminatorie messe in atto da diversi stati degli USA è cosa nota. Tra l’altro verrà tolto il divieto delle “terapie riparative” sui minori. In pratica grazie a lui dei genitori bigotti potranno far fare ai figli gay delle “terapie” per diventare etero, terapie che non hanno nulla di scientifico e che sono basate su tecniche al limite della tortura psicologica (e a volte anche fisica). Una scelta che, nel nome di una presunta “libertà di opinione” degli omofobi, legalizza violenze e vessazioni sulle persone glbt. Una cosa che ci aspetteremmo dall’Iran o dall’Uganda, ma non dagli USA. E non si pensi che siano solo problemi delle persone glbt americane. Il problema è, di riflesso, anche nostro. La vittoria di Trump ha già fatto ringalluzzire tutte le destre fascio-bigotte europee, dalla Le Pen, a Salvini, da Farange al qualunquista e complottaro Grillo.
Infine, anche l’ambiente ha da perdere da questa elezione. Trump sostiene, infatti, che il riscaldamento globale, fenomeno sempre più grave e preoccupante, sia solo una falsità diffusa dai cinesi per affossare l’economia americana con le leggi contro l’inquinamento. In questo campo i passi fatti in passato sono già pochi e insufficienti, come l’inutile protocollo di Kyoto o la conferenza di Copenaghen che non giunse a nulla. E questo per le costanti pressioni delle lobby capitaliste che non sono disposte a perdere nemmeno una piccola parte dei loro guadagni per evitare la distruzione del nostro ambiente, come se avessimo un altro pianeta su cui traferirci una volta distrutto questo. E anche qui l’influenza a livello internazionale sarà enorme. Perché quando si tratta di interessi economici tutti si adattano. In nome della “crescita” i vari paesi cercheranno di togliere vincoli e leggi per essere “concorrenziali”. Con buona pace dell’ambiente. E non si tratta solo di una questione accademica. Sono migliaia le persone che ogni anno muoiono per malattie causate o rese mortali dall’inquinamento. Senza parlare di tutte quelle malattie croniche causate dall’inquinamento stesso (negli ultimi due decenni c’è stato un aumento consistente di allergie e di altre malattie). Ma anche questo per Trump non importa. Cosa volete che sia un poveraccio morto per l’inquinamento in confronto al suo “diritto” di comprarsi lo yacht? Cosa ancor più grave se si conta che i provvedimenti per contenere l’inquinamento non sarebbero poi così costosi, se paragonati ai guadagni, e lo yacht potrebbe comprarselo lo stesso.
Insomma, come si diceva all’inizio, la Clinton non mi è simpatica, ma tra i due era senza dubbio il male minore. Ora, per quattro anni almeno, avremo un presidente USA che rischia di essere una bomba a orologeria a livello internazionale e un ducetto fascista a livello interno. La ricchezza tornerà a essere centralizzata, i poveri torneranno a non avere nessun diritto e nessuna copertura sanitaria, le persone glbt saranno sempre più discriminate e vittima di violenze e le donne torneranno a essere trattate come persone di serie B. Un bel risultato, cari elettori americani, non c’è che dire.
Enrico Proserpio