di Giorgia Scataggia
Numerose le proteste di genitori ed alunni, i quali lamentano di passare oltre sei ore
al giorno in video lezione ad eccezione della Domenica, che però è oberata di compiti. Tanti, troppi, secondo i ragazzi, i quali accusano i professori di caricarli eccessivamente, dando per scontato che, in zona rossa e chiusi in casa, ci sia tutto il tempo per dedicarsi interamente allo studio.
Ma sono forse i genitori a farsi sentire anche più dei giovani, specialmente chi ha figli con “bisogni speciali”. Piattaforme da gestire, compiti da stampare, eseguire e restituire, lezioni di gruppo con connessione internet spesso poco stabile o addirittura assente in famiglie meno abbienti: queste sono le difficoltà quotidiane da affrontare e non tutti gli studenti hanno abbastanza autonomia per provvedere da soli, ricadendo sui genitori, i quali devono spesso gestire figli e smart working contemporaneamente. Nelle ultime settimane, molte piazze si sono riempite di gesti simbolici, di scarpette e zainetti abbandonati a terra, in segno di protesta e di
denuncia.
Questo tema divide molto l’opinione pubblica; c’è chi sostiene in toto la posizione degli studenti e chi, senza mezzi termini, accusa i genitori di crescere una generazione di viziati, con la classica frase “ai miei tempi” a ricordare quanto tutto fosse più duro prima.