di Gabriele Rizza
Giorgia Meloni cresce sempre di più nei sondaggi, portando Fratelli d’Italia a tallonare il PD e i Cinque stelle, e accorciando sempre di più sulla Lega, ancora partito trainante del centrodestra. L’ascesa della Meloni è confermata anche a livello continentale, diventando la leader dei conservatori europei; un risultato eclatante se si considera che, al suo debutto, Fdi non andò oltre l’1,9% dei voti.
Per capire appieno il successo della leader romana, bisogna porsi una domanda: è tutto merito di Giorgia o è anche demerito dei suoi partner di coalizione? Entrambe le questioni sono vere, nessuna sta in piedi senza l’altra. Di fatto, Matteo Salvini dopo l’exploit delle politiche del 2018 e soprattutto delle europee del 2019, ha fisiologicamente superato la sua fase di slancio ed è, adesso, nella fase in cui non deve conquistare ma conservare (cosa ancor più difficile), anche considerando che il governo attuale può reggere fino a fine legislatura. Inoltre, il leader leghista non è riuscito a “radicarsi” da Roma in giù, mancando il match point di cogliere il vuoto lasciato dalla destra forzista e della vecchia Alleanza Nazionale; Forza Italia soffre ancora la mancanza di un erede del Cavaliere, lasciando tutto sulle sue spalle.
Giorgia Meloni ha colto i vuoti e le debolezze dei suoi alleati, e con merito sta scalando posizioni. Tranne qualche gaffe, come le sue espressioni al Family Day, ha sempre mantenuto un comportamento e un pensiero coerente, ha saputo aspettare senza urlare portando nei salotti televisive quelle qualità da oratrice d’altri tempi che anche i suoi rivali le riconoscono. Ha ereditato una storia politica forte, quella di AN, che è riuscita a rimettere insieme, ponendo per ora fine alla diaspora della destra del centrodestra, ora tornata a guardare la Meloni come leader.
Ogni successo però presenta delle insidie e la leader di Fdi ne ha più di una: non deve “caricare tutto su di sé” il successo, perché quando le idee coincidono con la persona sono destinate a durare poco e, per non caricare il successo su di sé, ha bisogno di una classe dirigente formata e preparata che esprimi al meglio i valori di una destra etica. Solo se la base di Fdi sarà capace di meritarsi con contenuti e morale lo stesso successo, Giorgia Meloni potrà puntare ad essere più che una partner del centrodestra. Occorre quindi un occhio al territorio, senza riciclare nessun politico (l’esperimento Raffaele Fitto ha fallito) e tenendosi alla larga dai “feudatari” del voto locale, specie al sud.