Poco più di un mese fa, assistemmo a Milano ad un dibattito organizzato dal Tea Party Italiano – sezione Lombardia, che parlava delle primarie. Avendo intenzione di scriverci un articolo, registrammo l’evento. Tra i relatori intervenuti, ci fu anche Flavio Tosi, Sindaco leghista di Verona, nell’occhio del ciclone in questi giorni, dopo un servizio di Report condotto dalla Dottoressa Gabanelli.
Da questo sembrerebbe emergere che ci siano delle infiltrazioni mafiose nel Comune di Verona e, dopo l’invio in onda, il parlamentare di Forza Italia, Alberto Giorgetti, pare che abbia presentato al Prefetto della città una richiesta formale di accertamento di quanto sarebbe emerso dal servizio. E’ chiaro che qualora ci fossero i riscontri da cui risultassero infiltrazioni nella Giunta Comunale da parte della ‘ndrangheta, il Governo di Verona potrebbe essere sciolto per mafia.
Non esattamente una cosa piacevole per un politico che sinora era riuscito a distinguersi nella sua attività raccogliendo per lo più giudizi positivi. In quel dibattito Tosi intervenne a favore delle primarie, sostenendo che fossero necessarie anche per il Centro-Destra.
In quell’occasione dichiarò che: “Io sono stato vincolato in Lega Nord dal ’91 e sono stato candidato più volte in Consiglio Comunale, Consiglio Regionale e tutte le volte sono stato eletto andando a chiedere i voti ai cittadini, quindi, ho ottenuto le preferenze una per una confrontandomi con loro e questo secondo me è un criterio di merito”.
Continuò poi spiegando che nella sua Giunta, a Verona, aveva scelto due Assessori esterni, perché eminentemente tecnici, “perché il loro ruolo è sostanzialmente tecnico, mentre gli altri otto, sono gli otto più votati nelle varie liste, perché è un criterio oggettivo”.
Aggiunse quindi che “….è chiaro poi, che al singolo Assessore gli attribuisci delle deleghe che sono confacenti alla figura, per fare in modo che non si occupi di quello in cui non è competente. In questo modo è stato utilizzato un criterio che fosse comunque condivisibile e che lo fosse anche nel merito”. Ha anche ricordato che “quando vai a prendere il voto dei cittadini, premiare chi ha più preferenze, significa avere rispetto del voto popolare”.
Facciamo presente che queste dichiarazioni di Tosi sono state fatte in tempi non sospetti, quando questa storia era ancora al di à da venire. Il che ci fa ritenere che dovrebbero corrispondere a verità e che in questa vicenda il Sindaco sia più vittima che “carnefice”.
Dovessero esserci poi delle corrispondenze, gli si può forse imputare una certa leggerezza nel non aver fatto i controlli, che, in ogni caso, ci pare decisamente minore rispetto a quella che hanno avuto i responsabili delle scelte delle candidature delle liste a sostegno di Tosi.
Più in generale, questa vicenda ci fa interrogare su quali criteri siano migliori per la scelta dei candidati.
Si è da poco quietata, per il momento, la polemica sulle preferenze negate nella legge elettorale che è stata proposta, l’Italicum, poiché con questa i cittadini non hanno la possibilità di scegliere i loro candidati.
Guardando a Verona, si dovrebbe dedurre che anche un simile criterio, ripetiamo, dovessero esserci riscontri oggettivi a quanto è emerso nella trasmissione sopra citata, non metta al riparo da errori, dando così ragione a chi non vuole le preferenze.
Si può anche ribattere che quando sono state fatte scelte dalle segreterie, neppure questo ha dato garanzie, come si è visto in qualche episodio del passato. Anche se non ci vengono in mente episodi simili per le primarie, è facile supporre che anche questo metodo di scelta, che se utilizzato universalmente dovrebbe avere basi più serie di quelle attuali, non ponga al riparo da rischi che dei male intenzionati si approfittino della posizione ricoperta per scopi diversi da quelli istituzionali.
Forse chi si candida dovrebbe essere sottoposto ad indagini preventive? A parte il rischio di manipolazioni, sarebbe una ulteriore introduzione di burocrazia. Non ci pare proprio sia il caso, posto che già stiamo soffocando a causa sua.
Dunque? Dunque pensiamo che non ci sia soluzione ottimale, ma che tuttavia, sia che si parli di primarie, sia che si prediligano le preferenze, entrambe le scelte sono da prediligere alle nomine di segreteria, se non altro perché la responsabilità, in una certa misura, così viene ripartita tra cittadini e partiti, dando comunque voce ai primi, che sono sempre espressione di democrazia.
Fabio Ronchi