di Gabriele Rizza
Dopo la “furbata” del canone Rai in bolletta, in Parlamento sbarca la proposta di adottare lo stesso metodo per la Tari, la tassa sui rifiuti. Non è la prima volta che l’ipotesi viene presa in considerazione, ma questa volta Italia Viva ha presentato un emendamento alla Camera dei deputati. Per ora Mario Draghi non si è espresso, ma chissà che questa non possa essere “la volta buona”, purtroppo.
Alla base della proposta, c’è il solito ragionamento per stanare i furbetti. Insomma, il solito ragionamento che da dieci anni a questa parte ha fatto accettare agli italiani la limitazione dell’uso del contante, l’aumento delle tasse, l’arretramento dei diritti dei lavoratori e la fatturazione elettronica che altro non è che un aumento dei costi per gli addetti ai lavori, anziché una semplificazione. L’obiettivo è sempre lo stesso: rimpinguare le casse, questa volta dei comuni, ancora più vuote dopo un anno di pandemia. Ed è approfittare di un periodo di grossa difficoltà di tantissimi italiani, non furbi ma senza lavoro, che rende in partenza la proposta di Italia Viva fuori luogo. Poi ci sono un’altra serie di ragioni più profonde e culturali, un modo di fare politica, di “bastonare” e far sentire colpevole la popolazione in nome di un bene comune che suona del tutto ipocrita. La Tari è una tassa di scopo, ma tutto sembra tranne che questo: negli ultimi anni è aumentata e di molto, ma dove sono i miglioramenti del servizio di raccolta e smaltimento? Inoltre, dovrebbe anche essere proporzionata alla produzione di rifiuti, meno se ne producono e meno si paga e viceversa, eppure il trend si è invertito e in molti comuni la produzione di rifiuti è calata, ma di abbassamento della tassa non c’è traccia. Anzi, sale sempre di più. Per uso domestico e per le aziende.
La scelta di utilizzare la bolletta della luce come mezzo è ancora più beffarda: in Italia è tra le più care d’Europa, il costo è aumentato anche nell’anno della pandemia, e i commercianti costretti a lunghissime chiusure e a una capacità di lavoro ridotta, non si sono visti tagliare un centesimo. Beffa quindi, ma anche arroganza e tanta strafottenza: è da almeno dieci anni che ogni nuovo aumento, ogni nuova stretta e taglio, serve a migliorare i servizi e a rendere più equo il nostro paese. Gli italiani aspettano ancora di vederne i risultati. Manca alla classe politica il concetto fondamentale di legittimità: ha la presunzione di chiedere sempre prima il sacrificio e poi il risultato, senza poi raggiungerlo, ancora e ancora. Non basta più il “buon senso” di salviniana memoria, occorre l’umiltà di dimostrare prima qualcosa e poi di chiedere. Niente di più semplice, ma a quanto pare niente di più irrealizzabile.