di Martina Grandori
Sullo spreco alimentare l’Italia deve fare di più: ancora troppo il cibo buttato ogni anno dagli italiani.
Il 5 febbraio ricorre l’ottava Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, lanciata nel 2014 dall’agroeconomista Andrea Segrè, coordinatore del Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare (PINPAS) del Ministero dell’Ambiente.
Un momento di riflessione per tutti
Un momento di riflessione per tutti, anche per i bambini che purtroppo avanzano troppo e troppo spesso nel piatto. L’Italia, rispetto alla media europea, non ha un comportamento virtuoso, sebbene i nuovi dati del “caso Italia” raccolti dai Waste Watcher International Observatory con Distal Unibo su rilevazioni IPSOS, parlino di un calo dell’11,78% (3,6 kg) in meno di cibo gettato nel 2020, uno degli aspetti positivi del lockdown. Un valore stimato di 6 € pro capite, anche se lo spreco alimentare vale 6 miliardi e 403 milioni in ambito domestico, e sfiorano i 10 miliardi le perdite in campo e lo spreco nell’industria e distribuzione.
Spreco domestico: fra offerte e qualità
Investire qualche euro in più sulla qualità del cibo (che si conserva anche di più) è una scelta ancora di pochi. Uno su tre la fa, il resto ha un atteggiamento pragmatico e sceglie le migliori offerte qualità-prezzo a scapito poi del gettare dopo poco quello stesso cibo in scadenza.
Andrea Segrè, che è anche fondatore della campagna Spreco Zero dichiara
«la tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale ha un’incidenza del 60/70% sullo spreco di filiera, si conferma come nuovo stile di vita. Di più: l’85% chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid-19».
Gli italiani, è risaputo, hanno un cuore d’oro e molti buoni propositi.
65kg di rifiuti alimentari all’anno
Sempre per la giornata del 5 febbraio, Food Sustainability Index – realizzato dalla Fondazione Barilla – mette a sistema i dati poco virtuosi dello spreco alimentare nel Belpaese, 65 kg di rifiuti alimentari all’anno, 7 kg in più rispetto alla media europea.
Solo il 2% del totale di cibo prodotto
Di buono però emerge che le perdite alimentari lungo la filiera di produzione, dalla fase post-raccolta fino alla trasformazione industriale, corrispondono al 2% del totale di cibo prodotto. Infatti il vero problema che incide sul fattore spreco è in ambito domestico: verdura, frutta e cereali, troppo spesso vengono buttati via. E in grandi quantità. One Health, One Planet, bisognerebbe ricordarlo ogni volta che si apre il frigorifero.