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martedì, 19 Novembre, 2024

SUDAN, CONTINUANO LE PERSECUZIONI: giovane cristiana condannata a morte per apostasia

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Ieri mattina, in Sudan, una giovane donna cristiana è stata condannata a morte per impiccagione per, nonostante gli appelli delle ambasciate occidentali in rispetto della libertà religiosa. Nata da un padre musulmano, Ibrahim Yahia Meriam Ibrahim Ishag è stata condannata in base alla Sharia, in vigore in Sudan dal 1983 e che vieta le conversioni, pena la morte. Amnesty International si è detta “inorridit”  dalla condanna, chiedendo la liberazione immediata e incondizionata della donna, 27enne, incinta di otto mesi ed ora detenuta con la sua bambina di 20 mesi.

“Noi  le avevamo dato tre giorni per ritrattare la vostra fede ma ha continuato a seguire la strada del non ritorno all’Islam, pertanto la condanno a morte per impiccagione “. Questo il verdetto del  giudice, Abbas Mohammed Al-Khalifa,  sentenza a cui la giovane donna è rimasta impassibile.

In precedenza, durante l’udienza, dopo un lungo intervento di un leader religioso musulmano che cercava di convincerla, lei con calma disse al giudice: “Sono una cristiana e non ho mai fatto atto di apostasia”.

Yahia Meriam Ibrahim Ishag sposata con un cristiano del Sud Sudan, è stata anche condannata a 100 frustate per “adulterio”.  Secondo l’interpretazione sudanese della sharia, un musulmano non può sposare un non musulmano e qualsiasi unione di questo tipo è considerato adulterio. Un centinaio di persone sono venute in tribunale per ascoltare il verdetto, tra cui alcuni diplomatici stranieri .

“Siamo scioccati e molto rattristati per questo il verdetto che non è in conformità con obblighi internazionali del Sudan”, ha dichiarato uno diplomatico che ha richiesto di restare anonimo, “Speriamo davvero che la condanna sia rivista e corretta in appello”, ha aggiunto.

L’avvocato della giovane donna, Mohanad Mustafa, ha detto che la difesa ricorrerà in appello e se necessario anche alla Corte Costituzionale perché, secondo la Costituzione sudanese esiste il divieto di condanna a morte per apostasia.

“Il fatto che una donna sia stata condannata a morte per la sua scelta religiosa  e la fustigazione per essere sposata con un uomo apparentemente ad una religione diversa è spaventoso. L’ adulterio e l’apostasia sono atti che non dovrebbero nemmeno essere considerati crimini”, ha concluso in una sua dichiarazione pubblica Manar Idriss, capo di Amnesty International in Sudan.

Ogni commento a questi fatti penso che sia superfluo, questo evento parla da solo ed urla a tutti i cristiani, a tutto l’Occidente, a tutta la civiltà che noi e l’Islam non potremo mai convivere. Per noi non vi è differenza tra un negro, un bianco, un ebreo, un cristiano ed un islamico. Per loro noi, ebrei, cristiani, europei, civilizzati siamo solo esseri impuri, infedeli degni solo di essere schiavizzati e, perché no, anche ammazzati in nome di Allah.

Questa è l’ennesima prova che l’integrazione è impossibile, che l’integrazione è una menzogna, che coloro che credono a questa falsa e forzata integrazione sono solo dei poveri illusi. E fa comprendere anche che persino l’infallibilità papale è una menzogna, visto che considera i lupi che stanno massacrando il suo gregge dei fratelli da accogliere ed abbracciare.

Gian Giacomo William Faillace

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