Abbiamo già reso conto dell’accordo I.B.M. – Apple. E’ sicuramente un fatto importante che può portare ad entrambi grandi benefici. I.B.M. riesce così a penetrare meglio il mercato mobile integrandolo con il mondo aziendale in cui è molto forte, Apple mette una discreta distanza, al momento, tra lei ed i concorrenti, prima di tutto con Android di Google.
A livello di mercato aziendale questo comporterà per Apple di consolidare una tendenza che al momento non fa felici i C.I.O , ma che appunto grazie a questo accordo, si sentiranno più tranquilli: è il bring your own device (BYOD), ossia la possibilità di consentire ai dipendenti di utilizzare e collegare dispositivi personali al proprio profilo aziendale.
E’ evidente che questo favorirà la diffusione nelle aziende di strumenti molto apprezzati in ambito consumer, con oltretutto il vantaggio di un tempo di apprendimento ridotto e un positivo approccio psicologico degli utilizzatori. Di converso, c’è da chiedersi quanti C.I.O. saranno disposti e soddisfatti nell’adottare in azienda App non su misura. L’alleanza I.B.M. – Apple li aiuterà però in diversi casi a risolvere dei problemi, a cominciare dalla “sete” di dati mobili, per continuare con il migliore supporto dei prodotti Apple. La società di Cupertino è solita, infatti, dare un supporto limitato in ambito aziendale, sia che si tratti di procurare i dispositivi, sia che ci siano problemi e si appoggia ad organizzazioni I.T. di terze parti, ma questa volta è una realtà molto grande, che andrà a coprire queste carenze.
Ricordiamo che I.B.M. offrirà i servizi cloud per i devices Apple, inclusi la gestione dei terminali iOS, la sicurezza e l’integrazione di queste apparecchiature mobili. Non solo, ma Big Blue si occuperà anche della fornitura, della attivazione, mentre Apple farà uno sforzo offrendo un servizio Apple Care ritagliato sulle esigenze enterprise.
Come abbiamo detto, al momento la concorrenza Apple rischia di mangiare la polvere a causa di questo accordo, ma tra tutti, quella che rischia di fare la parte del vaso di coccio tra i due di ferro è BlackBerry, che del mercato Enterprise ha fatto il suo business principale. Quest’anno la società Canadese sembrava dare maggiori assicurazioni agli investitori di poter andare avanti e questo si è riflesso in un aumento delle azioni del 50% dall’inizio dell’anno. Dopo questo annuncio, ci è stata una flessione abbastanza significativa.
I manager di questa azienda hanno cercato di mettere in evidenza l’esperienza e la maggior sicurezza in ambito aziendale che possono offrire. Il fatto è che pure I.B.M., anche se non molto nel mobile, ha un grande know-how ed è prevedibile che darà un occhio all’offerta Canadese per cercare di superarla. Oltretutto, ci sono state acquisizioni da parte di big player che hanno allargato la concorrenza e ciò rischia di metterla in ulteriore difficoltà.
Un incognita dell’accordo, dal punto di vista dei C.I.O., è che la realtà mobile è più complessa e variegata dell’eco-sistema Apple, in quanto c’è tutto un mondo fatto di altri O.S. come Android, i dati del cosiddetto Internet of Things (Internet delle cose), le politiche del già citato B.Y.O.D. ed altro ancora, sul quale I.B.M. ha profonde competenze, ma l’accordo prevede che sia esclusivo con la Casa di Cupertino. Probabilmente i C.I.O. chiederanno assicurazioni che la visione I.B.M. – Apple non collida con i loro complessi ambienti di tecnologia mobile di cui le loro aziende sono dotati.
Sarà pure interessante osservare come Google reagirà con la sua piattaforma Android, se deciderò di indirizzarla in queste applicazioni e contenuti di nicchia per le aziende e come gli altri operatori professionali che forniscono il mondo enterprise si comporteranno, ossia se abbracceranno o contrasteranno l’accordo tra la Mela e Big Blue.
Un’altra incognita, che abbiamo visto a volte in passato concretizzarsi, è quella se i due giganti riusciranno ad andare d’accordo ed a tradurre in pratica la visione e gli intenti espressi. Lo si dovrebbe scoprire abbastanza presto, in quanto, come detto, i primi frutti si vedranno questo autunno e le prime soluzioni pratiche agli inizi del prossimo anno.
Fabio Ronchi