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mercoledì, 20 Novembre, 2024

STIPENDI DIPENDENTI PARLAMENTO. Ufficializzato il taglio

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Arrivano i tetti retributivi per i dipendenti di Camera e Senato. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato quello massimo, relativo ai consiglieri parlamentari, a 240mila euro annui al netto della contribuzione previdenziale (l’8,8% della retribuzione). “E’ un passo importante e positivo”, ha commentato la presidente della Camera, Laura Boldrini, stigmatizzando le proteste dei dipendenti.

Il tetto fissato, che comprende tutte le voci retributive, è quello previsto dal decreto legge Irpef. Sarà più basso per le altre categorie, “in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità”. Tuttavia la soglia delle categorie diverse da quella dei consiglieri non è stata ancora fissata ed è un tema riguardante il tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi, quando sarà concordato un calendario di incontri. Con i sindacati si parlerà anche dell’obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture. L’obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l’astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine del 2014.

“Chi al momento ha uno stipendio inferiore al tetto – spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni – vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del suo stipendio tra il 2014 e il 2017 fino al raggiungimento del tetto retributivo di riferimento”.

Resta aperto il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell’amministrazione (il segretario generale, i suoi vice e i capiservizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del limite retributivo fissato e non saranno pensionabili.

Non si sa ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle istituzioni parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se è stato deciso di non fissare in partenza cifre certe “per un confronto maggiore con i sindacati”. “Ma sarebbe stato strano – sostiene Sereni – che il legislatore non adeguasse la sua amministrazione a quella del resto della Pubblica amministrazione”.

E’ presumibile ora una “corsa” alla pensione da parte di chi in Parlamento supera il tetto. Alla Camera rimangono quattro finestre all’anno per andare in pensione, mentre al Senato ce ne sono solo due, peraltro a Palazzo Madama sottoposte a un contingentamento. La soglia dei 240mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: se un consigliere anziano (con 40 anni di servizio) riceve 358mila euro all’anno, con 25 anni di servizio i consiglieri sforano il limite fissato oggi.

La Critica

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