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martedì, 24 Dicembre, 2024

Standard Ethics: la sostenibilità è il nuovo parametro di valutazione per le aziende del food

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di Martina Grandori

La sostenibilità? È ormai un parametro anche in termini di rating per valutare un’azienda. Il 23 maggio verrà presentato a Milano in occasione del Global Summit “La sostenibilità fattore di crescita delle aziende nel settore agro-alimentare”, organizzato dalla Fondazione Gambero Rosso, un nuovo parametro di analisi per le società che operano nel campo del food. Si chiama Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark, già introdotto ai media a marzo 2022, sarà il primo indice di riferimento per monitorare l’allineamento alle indicazioni internazionali volontarie in materia di sostenibilità secondo i parametri Onu, Ocse e Ue. A promuoverlo Standard Ethics, agenzia londinese di rating indipendente sulla sostenibilità, la prima al mondo a coniare ed utilizzare il termine “rating etico”, che ha selezionato 30 fra le 50 maggiori aziende dell’industria alimentare italiana (con un fatturato non inferiore ai 500 milioni di euro), dando ad ognuna un valore in termini di ESG, l’Environmental Social and Governance, il parametro che misura la sostenibilità di un investimento, la qualità della disclosure o la disponibilità di documentazione pubblica multilingue. Una valutazione come a scuola, il livello medio attribuito all’indice è E+ (basso), in una scala di nove gradi che va dal modello di riferimento EEE, fino a F, dove qualsiasi rating pari o superiore a EE- indica una buona conformità, ovvero sostenibilità, mentre sono considerati non pienamente sostenibili i rating da E+ a E-, per arrivare al non sostenibile con F. Fra i marchi promossi – ma non a pieni voti – IllyCaffè con EE, invece realtà come  Loacker, Casillo e La Doria sono tutti classificati EE-, cioè adeguati. Fra quelli con rating E+ (basso) compaiono Barilla, Bauli, Colussi, Conserve Italia, Ferrero, Fileni, Granarolo, Lavazza, Zanetti e Mutti. Ci sono anche quelli che hanno rating E (molto basso) fra cui Sammontana, Campari, De Cecco, Amadori, Cremonini, Pastificio Rana, Fratelli Beretta e San Benedetto. Nessuna delle 30 aziende ha raggiunto il rating di conformità eccellente (EEE), e molto forte (EE+), così come nessuna quelli E- ed F, ossia insoddisfacente e a concludere, il peggiore. Ma l’anello debole che emerge dal rapporto Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark non è tanto l’attenzione alla sostenibilità e alle applicazioni delle pratiche ESG da parte delle aziende, quanto la confusione nella comunicazione “a livello strategico e corporate, la nozione di sostenibilità appare spesso confusa con il concetto di Responsabilità sociale d’impresa o con meri obblighi di legge, generando così ambiguità nella terminologia” è riportato nel rapporto di Standard Ethics.

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