Era da poco iniziata la messa di mezzogiorno, domenica scorsa, presso la chiesa di Sant Miqel in quel di Palma de Mallorca quando un gruppo di dieci o quindici giovani femministe e abortiste hanno condotto un’irruzione all’interno dell’edificio religioso. Si sono vissuti momenti di grande tensione causate dalla violenza verbale con cui si sono rivolti ai fedeli ed al prete che celebrava a funzione religiosa.
Il vicario della parrocchia Emilio Ramos in merito all’accaduto ha dichiarato: “La messa era da poco iniziata ma è stata subito interrotta dall’irruzione di un gruppo persone, lo hanno fatto con grande violenza verbale e psicologica”. Subito dopo un gruppo di parrocchiani sono riusciti a far uscire il gruppetto facinoroso dall’edificio religioso. Il tutto è durato circa cinque minuti dopodiché il Padre Norberto Alcover (il prete che stava celebrando la messa) ha potuto continuare il servizio religioso.
Stando ai fatti un poco nutrito gruppo di giovani che sostengono di fare parte dell’organizzazione chiamata Antipatriarcals Mallorca, si è introdotta repentinamente durante la messa urlando frasi, per i cattolici, offensive per la loro spiritualità tipo:” Rosari fate largo alle nostre ovaie” e “Aborto libero”, rimarcando così, un chiaro segno di protesta contro la riforma dell’aborto che vuole condurre il governo centro.
Contando sull’impunità e minacciando altre azioni, Antipatrarcals Mallorca ha condotto un’altra azione attaccando la libertà di culto dei cattolici spagnoli, attaccando la libertà di pensiero dei fedeli cristiani.
Sostengono di essere femministe, vorrei tanto credere alla loro buona fede ma, se il loro ideale fosse onesto, se avessero davvero a cuore la libertà di pensiero, di parola, di autoaffermazione del mondo femminile a livello globale, perché assaltano solo chiese cattoliche o piccoli gruppi di cristiani o politici occidentali e non emettono mai un, anche leggero, belato contro un imam, perché non conducono anche una piccola irruzione in una mosche a sostegno delle donne islamiche costrette in scafandri chiamati burqa o jihab e per rivendicare le pari opportunità nel mondo islamico?
La domanda sorge spontanea: femministe o pseudo femministe pagate per distruggere quel valore aggiunto, quella pietra angolare, quel pilasto della nostra società che noi ancora amiamo e che si chiama “FAMIGLIA”?
Gian Giacomo William Faillace