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sabato, 16 Novembre, 2024

SOW FUTURE, START-UP DI GIOVANISSIMI CHE PARTE DALL’AGRICOLTURA DI PRECISIONE E DALLO ZENZERO PER RILANCIARE IL SUD

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di Martina Grandori

 

Sono piccole, grandi storie italiane che però appassionano come un romanzo di Hemingway o una serie su Netflix. Stavolta protagonista è Francesca Pia Macchia, 19 anni, che insieme ad  un gruppo di altri studenti ha dato vita a Sow Future, start-up che si occupa di agricoltura sociale, un modo pre produrre e sostenere la comunità locale anziché un modo per produrre e fare soldi. L’obiettivo è chiaro: diventare un modello sostenibile per l’agricoltura del Mezzogiorno, un grandissimo potenziale più in mano ai caporalati e alle cosche, che a imprenditori virtuosi. Purtroppo è una realtà amara da digerire, ma è così, se si pensa alle condizioni climatiche, alla varietà dei terreni, alla ricchezza in termini di know-how della lavorazione della materia prima e come di fatto si è ancora rimasti indietro in termini di produttività, redditività e forza lavoro. Non è un caso che la giovane startupper e studentessa – è iscritta a Scienze Agrarie e Alimentari a Reggio Emilia – sogni di prendere il posto di Stefano Patuanelli e diventare un futuro ministro dell’Agricoltura,  vuole rilanciare la sua Irpinia, grinta e impegno non le mancano di certo.

Ma da dove nasce un progetto così distante dai classici sogni di gioventù? Indubbiamente la predisposizione a leggere in maniera diversa questo riavvicinarsi alla terra è nettamente più forte e coinvolgente di vent’anni fa. Ora si studia agraria, si studia il cibo, si studiano i prodotti autoctoni e si cerca di salvare un drappo di cultura contadina che però ha un grande potenziale oggi. Basti pensare a quanti di quella “bella gioventù” ha scelto il trattore mettendosi in gioco come imprenditori agricoli, il lockdown ha solo accelerato il fenomeno. L’agricoltura di precisione vale circa 100 milioni di euro, come mai però interessa solo l’1% del suolo del Bel Paese? 

Questa domanda è stata uno dei punti di partenza per Francesca Pia Macchia, Chiara Schettino, Maria Rosaria Baldi e Pasquale Vitagliano, i quattro ragazzi dietro a Sow Future, che analizzando i problemi fondamentali del Mezzogiorno – dalla mancanza di innovazione tecnologica in campo agricolo, all’abbandono di intere aree, al fuggi fuggi dei giovani – hanno dato forma a questo progetto che ha vinto nel 2019 a Genova in occasione dei Hackathon, un evento che riunisce studenti con background diversi e lo scopo è proporre soluzioni innovative a problemi di natura socio economica, ambientale, culturale o artistica. Un’esperienza all’insegna sì della competizione, ma anche della condivisione, creatività, rispetto e collaborazione. I quattro moschettieri sono partiti da un prodotto agricolo specifico, lo zenzero, molto apprezzato dagli italiani in cucina, di cui però nella maggior parte dei casi non si sa da dove provenga o si ha la tracciabilità. Hanno selezionato terreni inutilizzati o in attesa di riqualificazione o confiscati alle mafie in Irpinia, Italia dove per risvegliare il tessuto lavorativo, fondamentale è offrire un motivo per restare e non abbandonare questi luoghi sempre meno popolosi. Una delle parole chiave per Sow Future produrre senza pesticidi, veleni e altre sostanze nocive e rispettare il ciclo stagionale di frutta e verdura. Avvalersi di impianti idroponici e aereoponici, robotica e tecnologia blockchain in nome di una perfetta tracciabilità dello zenzero (origine, provenienza e qualità) e ovviamente dell’agritech, oggi innovazione, scienza e tecnologia sono i nuovi migliori amici di ortaggi e frutta.

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