di Abbatino
Difficile fare delle previsioni, ma Silvio, il cavalier Berlusconi, ci vuole provare ad arrivare al colle più alto, quello del Quirinale, dove abita il capo dello Stato. È un suo pallino da tempo, dopo aver avuto la riabilitazione e il “perdono” del suo ex Popolo della Libertà. Ormai ha una certa età, in linea con i suoi predecessori, vorrebbe lasciare la politica attiva di leader di un movimento politico, prendendo un incarico prestigioso e, soprattutto, istituzionale, che lo riammetterebbe anche al grande pubblico internazionale, facendo dimenticare scivoloni e burlette, insieme a scandali, che ne avevano appannato la “statura” politica. Lo sa bene che l’impresa è ardua, ma non impossibile. Alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa, Giorgia Meloni pare accantonare l’ipotesi, ma se l’anziano leader lo dovesse ribadire a ridosso della conta in parlamento, si accoderebbe anche lei come tutto il centrodestra. E farebbe bene, per salvaguardare l’unità della coalizione. Il “no” forte e chiaro arriverebbe, senza dubbio, dai giallorossi, PD e grillini, nemici giurati di Berlusconi e del berlusconismo. Ma se gli schieramenti sono così chiari: è nella terra di mezzo, ovvero al centro dell’emiciclo, che l’ago della bilancia si sposta. Uno su tutti, quel Matteo Renzi, che oggi si sente perseguitato, un po’ come Silvio anni ‘90. Fosse la volta buona che questo rapporto si consolida davvero? I segnali ci sono tutti, a partire dai voti in parlamento di Italia Viva negli ultimi tempi. Dopo la manovra di bilancio, non si parlerà che di presidenza della Repubblica. I giochi sono aperti, anche per Silvio.