di Marzio Milord
Salire al Colle, per Silvio Berlusconi, rappresenterebbe un riscatto non da poco, dopo anni di gogna giudiziaria e di conseguenza mediatica, soprattutto da parte di chi lo vorrebbe morto, in tutti i sensi, tale è l’odio che certo giornalismo prova verso un imprenditore che ce l’ha fatta e tiene ancora saldamente le redini della politica a 85 anni, con lucidità e lungimiranza invidiabili.
Se Silvio, tra maghi e magheggi, riuscisse a farsi eleggere Presidente della Repubblica, spezzerebbe quel legame tra sinistra e Quirinale che perdura ormai da quarant’anni; un liberale, cattolico, imprenditore, di centrodestra, sul colle più alto della politica: un sogno per milioni di elettori e non solo di centrodestra. Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini, avere Silvio in una posizione privilegiata vorrebbe dire assicurarsi una futura legislatura più agevole e il fatto di non essere tartassati dall’Europa al primo accenno di politiche che vadano verso un assoluto interesse del paese Italia.
Meloni c’è, Salvini idem, Matteo Renzi non farà fatica a convincersi, gli indecisi non aspettano altro che un contentino economico, Enrico Letta deve a Silvio il fatto di averlo salvato una volta dalla caduta del Governo, qualche voto favorevole qua e là, e alla quarta chiamata la votazione sarà assicurata. Silvio Berlusconi non molla, ci crede, i suoi “yes men” pure, i suoi più lucidi collaboratori (che non sono “yes men”) stanno lavorando per lui e gli fanno un report costante della situazione, la famiglia gli è vicino e Marcello Dell’utri è tornato il suo braccio destro; manca solo Flavio Carboni e può darsi che Silvione sia eletto pure alla terza chiamata.
È l’ultima cartuccia davvero importante che può sparare Silvio, per un fatto di legittimità politica e per anzianità; certo, ci sono le politiche del 2023, ma la presidenza del consiglio o un ministero di peso non valgono l’enorme potere (giuridico) del Presidente della Repubblica.
Sarebbe una luce in questo tugurio!!
E Giustizia sia servita