di Susanna Russo
Silvia Sardone si è laureata in Giurisprudenza nel 2007 all’Università Bocconi di Milano. Ha vinto una borsa di studio per il dottorato di ricerca in “Relazioni di lavoro” presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Fondazione Universitaria Marco Biagi). Ha inoltre perseguito un Master in Business Administration al Politecnico di Milano. Si occupa di Diritto del lavoro e Relazioni industriali, con particolare attenzione al tema delle relazioni sindacali. Dal maggio 2010 a luglio 2014 è stata, prima Consigliere di Amministrazione e, da settembre 2012, presidente di Afol (Agenzia Formazione Orientamento Lavoro) della Provincia di Milano. La sua carriera politica inizia in Forza Italia, con cui viene eletta al Consiglio di Zona 2 di Milano nel 2006 e dove rimane per 10 anni. Nel 2016, sempre con Forza Italia, viene eletta Consigliere del Comune di Milano. Nel 2018 assume il ruolo di Consigliere Regionale, risultando la donna più votata dell’intera Lombardia e la seconda in assoluto per numero di voti.
Nell’estate del 2018 decide di lasciare Forza Italia, dichiarando di non riconoscersi più nelle politiche portate avanti dal partito a livello nazionale, e aderisce al Gruppo Misto sia in Comune che in Regione. Candidata nella lista della Lega, alle elezioni del 26 maggio 2019, viene eletta al Parlamento Europeo.
Durante uno degli ultimi consigli comunali ha dichiarato: “Non mi vergogno di essere lombarda, tantomeno di essere milanese, mi vergogno del mio Sindaco. Vuole spiegarci quali sono le principali ragioni che l’hanno portata a fare questa forte dichiarazione?
«Questa dichiarazione arriva dal fatto che l’attuale sindaco di Milano si sia completamente dimenticato dei milanesi e degli italiani. Molto spesso vado nelle periferie della città per effettuare sopralluoghi e qui, in questi quartieri difficili, trovo moltissime lamentele e malcontento nei confronti del Sindaco, poiché si sentono completamente abbandonati. Le politiche pro migranti dell’Amministrazione fanno sì che gli italiani vengano sempre relegati all’ultimo posto. Oltre a questo, non condivido minimamente le politiche finto ambientaliste che hanno portato a piste ciclabili in zone molto trafficate della città e senza che questi percorsi abbiano i requisiti di sicurezza minimi per chi li utilizza. Non vedo un progetto a lungo termine per tutta la città, ma solo per il centro. Sala ha detto che le periferie sarebbero state la sua ossessione, ma quando ha fatto qualcosa per queste zone? Io credo che ci voglia maggiore armonia per tutta Milano e per chi ha sempre lavorato e pagato le tasse sul nostro territorio.»
Insieme ad alcuni colleghi si è occupata della situazione di una delle categorie meno tutelate in fase pandemica: i tassisti. Ritiene che ad oggi la situazione sia migliorata?
«No, anzi, continua a peggiorare. I tassisti a Milano, come in tutte le città, sono stati fortemente penalizzati da questa crisi dovuta alla pandemia, e gli aiuti sono stati insufficienti. Il Comune di Milano aveva attivato dei voucher per l’utilizzo dei taxi soprattutto per le persone anziane. Non tutti questi fondi sono stati utilizzati e, insieme al Consigliere Max Bastoni, abbiamo chiesto al Comune come intende spenderli per aiutare la categoria. Inoltre abbiamo portato avanti la proposta dei tassisti di utilizzare per loro i fondi governativi destinati ai Comuni, prevedendo delle nuove carte prepagate e non dei voucher. Un altro grosso problema che riguarda tassisti e autisti ATM, sono i servizi igienici. Durante il lockdown non è possibile sostare nei bar e, in città, vi è una grossissima carenza di bagni pubblici.»
Quali pensa siano le ragioni di tanta esitazione nella sospensione di Area C?
«Sinceramente non lo capisco. Soprattutto in questo momento, in cui la nostra città è tra la zona rossa e la zona arancione, e quindi chi si sposta lo fa per lavoro o necessità, è assurdo tenere attiva l’Area C e far pagare, in questo momento di difficoltà, l’ingresso nel centro della città. E’ assurdo che il Comune voglia fare cassa in questo momento. Inoltre, bisogna anche considerare l’importanza dell’utilizzo del mezzo privato per diminuire la diffusione del virus. Spero che l’Amministrazione torni sui suoi passi e sospenda il pagamento del ticket fino alla fine della pandemia.»
Cercando di documentare le situazioni di degrado e mala sicurezza della nostra città, è stata spesso vittima di episodi di aggressione verbale, talvolta anche fisica. Ritiene che “il gioco sia valso la candela”? Vi sono è stata un’evoluzione per quanto riguarda la sicurezza a Milano?
«Per me “il gioco vale sempre la candela” perché sono stata eletta dai cittadini per cercare di documentare, denunciare e risolvere i problemi della mia città. Quando ricevo insulti o minacce rimango sbigottita, ma sono certa di essere sulla strada giusta. Grazie ad alcune mie segnalazioni sono stati risolti problemi di occupazioni abusive e/o di sicurezza intesa più ad ampio raggio. Il lavoro è ovviamente ancora lungo anche perché, essendo in opposizione, è più difficile far capire alla Giunta quanto possano essere pericolose alcune situazioni.»
Che cosa desidera e cosa si aspetta dalla prossima Amministrazione Comunale?
«Mi aspetto un cambio di rotta, mi aspetto un occhio di riguardo per le periferie e per i milanesi in difficoltà. È importante che Milano torni attrattiva per chi arriva dall’estero, e viene qui per turismo o per lavoro. Sono tantissimi gli investitori italiani, e non, nella nostra città, e la “cartolina” di Milano non può essere il degrado della Stazione Centrale o la paura che hanno le persone a prendere la metro e i bus di sera. La nostra deve essere una città sicura, vivibile e interconnessa con il resto dell’Italia e dell’Europa. Tutto questo può avvenire solo con una visione di città differente da quella attuale: da una parte è giusto che Milano guardi alle grandi città europee ed al progresso ma, dall’altro, non bisogna dimenticarsi dei cittadini milanesi e delle loro problematiche, che riguardano principalmente la sicurezza e le politiche sociali.»
Per quanto esuli dalle tematiche specifiche di questa intervista, vuole dirci cosa pensa dell’obbiettivo che si è prefissato il neo segretario del Pd, Enrico Letta, di nominare due donne come capigruppo in Camera e Senato?
«Da donna la trovo una battaglia demagogica. Io sono per il merito e quindi chi merita, che sia uomo o donna, è giusto che venga valorizzato. Io non ho mai avuto agevolazioni, sono sempre stata eletta a preferenze perché, evidentemente, ho lavorato bene. Sono contraria alle quote rosa stile panda che sviliscono le donne.»