di Gabriele Rizza
Si alza il vento è un film di quel genio giapponese di Hayao Miyazaki: racconta la storia di un ragazzino impossibilitato dalla miopia a pilotare gli aerei, finché gli appare in sogno l’italiano Giovanni Caproni, realmente il miglior progettatore e costruttore al mondo di aerei tra le due guerre, il quale suggerisce al protagonista che gli aerei è più divertente costruirli che pilotarli.
Insomma, quando si parla di viaggio, scoperta, esplorazione e “proiezione fuori da sé”, l’Italia è modello in ogni cultura e angolo del mondo. Da sempre cerniera del mediterraneo e crocevia tra culture, il Belpaese ha sempre dato i natali ai migliori navigatori, aviatori e costruttori del mondo, ottenendo risultati che hanno cambiato la storia o primati ineguagliabili: dalla scoperta dell’America, alle prime trasvolate oceaniche degli anni ‘20, fino allo stesso Caproni o alla Ferrari. Per non parlare poi dei lunghi viaggi dei mercanti veneziani, esploratori e antropologi al tempo stesso, i quali insieme alle merci portavano conoscenze e paradigmi nuovi. Eppure l’Italia, un po’ per sopravvivenza e un po’ per convenienza, è il paese dalla memoria più corta al mondo, e di tutte queste storie non ne abbiamo fatto tesoro e vocazione. Del genio italico non riusciamo più a farne un cardine comunitario, così dell’esplorazione e delle rotte non siamo capaci nemmeno di farne un business. Il riferimento è ad Alitalia, soggetta all’ennesimo piano di rilancio annunciato dal ministro alle infrastrutture Paola De Micheli. Per troppo tempo le governance pubbliche e private della nostra compagnia di bandiera hanno sbagliato obiettivi e strategie, puntando sulle rotte a corto e a medio raggio proprio quando, sul nostro suolo, la ferrovia ad alta velocità prendeva piede e i piccoli aeroporti sovvenzionano ancora le compagnie low cost per sopravvivere. Questi errori diventano orrori se consideriamo che l’Oriente è tornato centro del mondo anche nelle rotte: un bingo non colto da Alitalia e dai suoi soci di maggioranza, Stato e privati. Non esser stati strategicamente fedeli alla propria natura storica e geografica, ha fatto pagare all’Italia un prezzo salatissimo. Si dice che con la storia non si mangia, ma senza storia si fa crack!
