Il neo-premier della Crimea, Sergei Aksionov (eletto dal parlamento occupato dai militanti filo-russi), ha chiesto l’aiuto del presidente russo, Vladimir Putin, per restaurare la “pace e la calma” nella penisola. Immediata la reazione di Mosca: il Cremlino non ha perso tempo e ha fatto sapere che “la richiesta d’aiuto da parte dei dirigenti della Crimea non resterà inascoltata”.
E’ di 6mila uomini, secondo il ministro della Difesa ucraino, Igor Peniuk, il contingente russo inviato da Mosca nel territorio autonomo della Crimea. Decine di uomini incappucciati e armati con kalashnikov, in uniforme non identificabile, si sono posizionati vicino al Parlamento della Crimea, nella capitale Simferopoli, e due mitragliatrici sono state collocate in modo da poter proteggere l’edificio. Un commando filo-russo aveva già preso giovedì il controllo del Parlamento, ma non era visibile dall’esterno.
L’Ucraina si rifiuta di rispondere “con la forza” alla “provocazione” russa, dopo il dispiegamento di militari sul territorio della repubblica autonoma di Crimea. Lo ha detto il premier ucraino, Arseni Iatseniuk.
L’Ucraina ha “un’enorme” debito di gas non pagato alla Russia, pari a 1,55 miliardi di dollari. Lo sottolinea il gigante energetico russo Gazprom, facendo sapere che il prezzo di favore accordato a Kiev da Mosca potrebbe essere messo in discussione. “Abbiamo buoni rapporti con l’Ucraina – ha detto il portavoce della compagnia, Sergei Kouprianov – e il transito funziona. Devono solo pagarci il gas”.
La Critica