di Mario Alberto Marchi
“Non lo metti più? Mettilo in vendita!”, recita lo slogan più virale del momento che ha invaso i canali televisivi più popolari, per rimandare ad una piattaforma digitale di rivendita di abbigliamento usato. Una tendenza? Uno hobby da signore annoiate? Tutt’altro. Il secondo hand market è ormai un vero fenomeno economico, sul quale – c’è da immaginarselo – l’imprenditoria digitale internazionale investirà sempre di più.
Subito.it, la piattaforma di compravendita on line che ha per prima esplorato questo mercato, per il settimo anno ha commissionato uno studio statistico che fotografi il fenomeno. L’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa, ci dice che nel 2020 la Second Hand Economy ha sviluppato un volume di affari di 23 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil italiano, con ben 23 milioni gli italiani che hanno comprato o venduto beni usati, di cui il 14% per la prima volta nel corso dell’anno.
Tra i comportamenti sostenibili più diffusi degli italiani, la compravendita di beni usati occupa il terzo posto, con il 54%, arrivando a scavalcare il tanto celebrato acquisto di prodotti a km 0 (50%) e subito dietro i primi due comportamenti per diffusione, cioè la raccolta differenziata (91%) e l’acquisto di lampadine a basso consumo (62%). Entrambe sono però scelte obbligate da norme o dal mercato, mentre il mercato dell’usato è mosso da determinazioni libere e consapevoli.
Il 70% degli italiani compra o vende più di due volte all’anno. La classifica dei beni scambiati è guidata dal settore Casa&Persona (73%), seguito da Sports&Hobby (63%), Elettronica (57%) Motori (42%), Arredamento e casalinghi (36%), Libri e riviste e Informatica (pari merito al 30%) e Abbigliamento e accessori (26%).
Ma perchè si vende e si compra usato? La risposta riserva una sorpresa. Varrebbe infatti spontaneo attribuire la scelta a una volontà di risparmio, tantopiù nell’anno trascorso, segnato dalla crisi dei consumi a causa della pandemia, invece sebbene rimanga la motivazione principale, rispetto al 2019 risulta avere inciso del 9% in meno (dal 59% al 50), venendo quasi raggiunta dalla la volontà di contribuire all’abbattimento degli sprechi e al benessere ambientale attraverso il riutilizzo (47%) e dalla più generale considerazione come un modo intelligente di guadagno (44%). L’anno del covid fa invece entrare nella classifica delle motivazioni la scoperta di che cosa può servire o di che cosa si può fare a meno (13%), probabilmente suscitata dalla maggior permanenza nella dimensione domestica. Fin qui l’Italia, che però segue un mercato globale che ormai fa registrare numeri da vero business.
Nel 2019, la compravendita a livello mondiale solo dell’abbigliamento è stato valutato in sette miliardi di dollari USA. Si prevede che il mercato crescerà fino a 36 miliardi di dollari USA entro il 2024. Considerando un’incidenza del 25% sul totale, si può prevedere che per quell’anno il Second Hand market potrebbe sfiorare i 150 miliardi.