di Angelo Portale
Più volte in questo periodo Papa Francesco è intervenuto sulla guerra in Ucraina esprimendo il suo parere. Omettendo volutamente (ma non perché non sia importante) ogni analisi di tipo geopolitico, ha scelto di descrivere «ciò che è sotto gli occhi di tutti» e di dare voce «alle ragioni dei più deboli». Senz’altro sarebbe importante analizzare anche altre questioni: le responsabilità della Nato, l’ipocrita democrazia espansionistica americana, le reali intenzioni di Putin, se dietro il governo ucraino non ci siano altri “piloti” che manovrano Volodymyr Zelens’kyj e i suoi uomini, definiti “nazisti cocainomani” dalle autorità del Cremlino, ecc.
Certo, sarebbe importante, ma non sono io l’esperto in grado di farlo. Questo articolo si limiterà soltanto a prendere in considerazione le parole del Papa a riguardo.
Il Papa parla come autorità morale che ha lo scopo di smuovere le coscienze e far riflettere i veri attori protagonisti di questo «massacro» che «non è una operazione militare ma una guerra». «In Ucraina stanno scorrendo fiumi di sangue e di lacrime […] Non c’è giustificazione per questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante», ha detto durante l’Angelus del 20 marzo. L’espressione «non c’è giustificazione per questo» è una asserzione molto forte che bypassa le eventuali ragioni, legittime o inventate, di chi ha fatto la prima mossa, di chi ha provocato la prima mossa, di chi sta a guardare senza intervenire, di chi invece di cercare di risolvere con il dialogo non fa altro che gettare benzina sul fuoco.
Ogni ragione, possiamo dire, si annulla di fronte alle conseguenze sui più deboli ed esposti che, alla fine, sono sempre i poveri civili.
Il Papa, però, nonostante abbia condannato direttamente e in modo esplicito gli aggressori, parla di «attori della comunità internazionale», ciò vuol dire che gli attori sono svariati e di più stati. A questi attori chiede «impegno» perché «cessi questa guerra ripugnante». L’impegno è efficace e sincero solo quando mette da parte gli interessi di alcuni e guarda alle esigenze dei più deboli. L’impegno, chiede il Papa, deve essere rivolto verso ciò che è il bene dei civili, verso ciò che non genera loro sofferenza, morte, distruzione, e non verso le ragioni geopolitiche, né quelle dell’occidente, né quelle di Putin. Il criterio di scelta e azione deve basarsi sempre e soltanto sui bisogni dei più fragili. I civili appunto.
Putin ha le sue ragioni, la Nato ha le sue ragioni, l’Europa ha le sue ragioni, gli americani hanno le loro ragioni, la Cina ha le sue ragioni, il governo ucraino ha le sue ragioni, ma in mezzo a tutte queste ragioni chi paga sono i civili. Questo sta dicendo il Papa. E, anche se ognuno considera ragionevoli le proprie ragioni, tali ragioni in questo caso non hanno senso: «Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità», sempre all’Angelus del 20 Marzo.
Ogni ragione può essere eticamente legittimata solo all’interno di un senso (di un significato) più grande, diciamo pure di una ragione più ampia. In questo caso la ragione più ampia, che giustificherebbe o non giustificherebbe la guerra, è il bene comune, la dignità dei civili. Ecco perché il Papa usa il termine «insensato», che vuol dire azione che manca di senso morale e di senso antropo-sociologico, azione non giustificabile.
La guerra è sempre un’azione criminosa perché è sempre causata da ragioni di parte che non possono essere giustificate mai in quanto ledono le ragioni dei più deboli: «Tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!».
Il 13 marzo aveva detto: «Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!».
Il Papa chiede la fine della guerra!
È possibile porre fine ad essa? Sì! Se si mettono da parte gli interessi, le strategie, tutte le altre ragioni, e lo si fa in nome di Dio e di chi soffre. In nome non più delle ragioni degli «attori protagonisti» ma di Dio e di chi soffre. Quali sono le ragioni di Dio e di chi soffre? Quale è la logica di Dio e di chi soffre? La pace, nient’altro che la pace. Invece, «chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopi, etc. – ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza». Ecco, queste sono alcune delle parole che Papa Francesco ha voluto spendere. Non credo ci sia tanto altro da commentare.
Mi vien da dire però, per concludere, solo una cosa, forse scontata, senz’altro realista e vera: se ogni guerra dovesse essere combattuta in prima persona dai potenti esisterebbe ancora la guerra?