di Gabriele Rizza
Il 9 maggio è stata la giornata dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo. Un tweet del movimento delle sardine ha voluto commemorare Aldo Moro e Peppino Impastato, uccisi entrambi proprio il 9 maggio del 1978, attribuendo però l’assassinio di entrambi alla mafia e non – come risaputo da ogni cittadino italiano – quello di Aldo Moro alle Brigate Rosse: “La notte del 9 maggio 78 fu l’emblema di un Paese che stava per cedere al baratro. In un’epoca in cui l’assenza di memoria è uno dei nemici peggiori di questo Paese vale sempre la pena di ricordare Aldo Moro e Peppino Impastato ammazzati dalla mafia”. In poco tempo il tweet ha fatto il giro di tutti i social e dei giornali, e così il movimento di Mattia Santori ha cercato di rimediare alla gaffe eliminando il tweet e pubblicandone un altro con pronte giustificazioni e scuse: “Uscito per errore, non pronto per la pubblicazione. Perdonateci. La parola ammazzati doveva essere al singolare. Solo Impastato è stato ucciso dalla mafia. Un grave errore di battitura, mai metteremmo in dubbio la storia e condanniamo l’operato della mafia e delle Br“.
Viene da chiedersi prima di tutto cosa significa “uscito per errore”. Immaginiamo l’account manager delle 6000 sardine inviare il post a seguito di un gesto inconsulto alla Maccio Capatonda. Ma il peccato vero è un altro, che non sta tanto nell’errore quanto nella giustificazione. Prendiamo per buono e sincero il tweet riparatore, ovvero che volessero scrivere “Peppino Impastato ammazzato dalla mafia”, sarebbe stato storicamente ineccepibile, moralmente deprecabile. La presunzione è sempre peggio dell’ignoranza. Perché specificare solo come è stato ucciso Peppino Impastato e non come lo è stato Aldo Moro? Per carità, non si vuole affermare che le sardine possano avere simpatie terroriste, rivoluzionarie e violente, ma che siano vittime di quell’infarcimento culturale, anche inconsapevole, vile e arrogante di chi omette qualsiasi atrocità, violenza, errori ed orrori che possano essere anche solo lontani parenti della propria eredità politica e ideologica, che dal rosso è passata all’arcobaleno. Resta per le civilissime sardine che il nemico è sempre il razzismo, il costante pericolo fascista; e allora omettono la parola Rosso, sempre a discapito della sincerità, della semplice giustizia, della memoria storia e della pacificazione di questo paese. Può non esserci stato nulla di volontario in questo piccolo episodio disastroso, può esser stato uno di quei frequenti lapsus culturali, sintomo di una mentalità che ancora ci ingabbia a un passato non più contemporaneo.
Nulla sarebbe cambiato nel caso in cui il tweet fosse stata davvero una svista storica e la giustificazione un tentativo di salvare il salvabile: perché non trovare uno spazio per scrivere Brigate Rosse invece di inserire a margine la sigla Br?