di Stefano Sannino
La storia della società umana è costellata di rituali di ogni tipo, i quali hanno assunto nel tempo diversa funzione a seconda dell’ambito della vita umana in cui venivano svolti: religione, sviluppo personale, riconoscimento sociale, magia; i rituali hanno caratterizzato ognuno di questi ambiti ed ancora oggi influiscono notevolmente sulle nostre abitudini in moltissimi casi, senza che nessuno se ne renda conto.
Ma che cos’è un rituale?
Un rituale è stato definito come un insieme stabile ed immutabile di gesti e di parole, eseguiti a scopo magico, sociale o religioso sia nella funzione propiziatoria che apotropaica.
Ciò significa che i rituali fanno parte della storia umana dall’inizio dei tempi e che hanno formato il nostro tessuto sociale in ogni tempo e luogo, scandendo i momenti della nostra vita con precisione e determinazione: per esempio, ancora oggi, quasi tutte le società del mondo scandiscono la crescita dei loro bambini con dei riti di passaggio, che possono essere a loro volta sociali (ex. diploma elementare, diploma secondaria di primo grado, diploma secondaria di secondo grado e laurea) oppure religiosi (ex. battesimo, comunione, confessione, matrimonio etc). Naturalmente, ogni società ha poi adattato questi riti di passaggio alla sua struttura sociale e religiosa, al fine di renderli più coesi con il suo tessuto sociale stesso.
Se da un lato però il rito di passaggio ha la funzione di un orologio sociale, segnando le varie fasi della vita dei singolo individui, dall’altro lato il rito ha assunto anche funzione religiosa o magica, eliminando la sua funzione profana ed affondando nella sfera del sacro.
Il rito religioso è certamente la funzione sacra del rituale più conosciuta e diffusa: con esso un rappresentate di una fede o di una religione, si mette in contatto con la propria divinità davanti ad un pubblico di fedeli. Questi riti, esattamente come i riti magici, sono ovviamente stati creati dall’uomo per le sue celebrazioni e proprio per questo motivo presentano una serie di ritualità ben precise per propiziare la benevolenza della propria Divinità e per allontanarne l’ira.
Altra fondamentale differenza è che, se i riti di passaggio possono anche avere una valenza sacra, questi sono creati per far fronte ad un cambiamento biologico della persona e per riconoscerne socialmente l’invecchiamento e la maturità, d’altro canto però i riti religiosi e magici non vengono però creati a questo scopo, ma semplicemente per incarnare quel bisogno di contatto con l’extra-umano tipico di ogni uomo e di ogni società.
È quindi incomprensibile come oggi, quando si parli di rituale o di rito, molte persone rimangano allibite o perfino spaventate, quando in effetti – anche loro – compiono riti e rituali in ogni momento della loro vita, chi per segnare un avvenimento importante, chi per avvicinarsi al proprio (o a i propri) Dio/Dei e chi per propiziare o esorcizzare un determinato avvenimento che desidera far accadere. Il rituale ha, nelle nostre società, una funzione perfettamente normale che va riconosciuta senza quell’irrazionale timore che invece questa parola suscita in ognuno di noi.