di Gabriele Rizza
La grande differenza nella gestione della pandemia tra l’Italia e il resto dei paesi dell’Unione Europea sta nella gestione della scuola. Certo, anche i nostri partner europei nelle fasi più due hanno optato per la DaD anche per le scuole elementari, però nel nostro paese la questione ha assunto un valore a dir poco grottesco: l’ostinazione e il protagonismo del ministro Azzolina, dei Cinque Stelle e del governo tutto, si scontra con una realtà scolastica disastrosa. Il protagonismo porta a colorare la realtà di fantasie e velleità, come è stato ampiamente dimostrato dalle riaperture di settembre, quando le aule scolastiche sono state riaperte con docenti e personale ATA sotto organico, classi pollaio e strutture fatiscenti. Secondo le fantasie del governo, bastava trattare gli alunni come le targhe alterne: in classe un giorno uno e un giorno l’altro. La sola cosa sensata, sdoppiare le classi, si è mostrata irrealizzabile a causa della pluridecennale scarsa volontà di puntare sulla scuola come cardine del Paese.
Eppure le velleità politiche vanno avanti, quasi come si fosse al primo tema in classe alle elementari. Infatti, governo prometteva la riapertura delle aule il 7 gennaio, i sindacati chiedono invece il 18. Il tempo perso per i proclami, non ha nemmeno posto una questione cruciale al centro dell’agenda del ministero dell’istruzione: come offrire una DaD il più possibile di qualità e su misura dello studente? Presenza e distanza richiedono metodi anche opposti tra loro per funzionare, ad esempio seguire una lezione in diretta da uno schermo è addirittura controproducente per gli studenti, la concentrazione virtuale non può essere la stessa di quella in condivisione fisica. Una strategia strettamente didattica e pedagogica non è stata pensata dal governo, lasciando tutto in mano alla buona volontà dei nostri insegnanti e all’organizzazione degli istituti scolastici, i quali hanno giorno dopo giorno abbattuto il pregiudizio degli insegnanti pigri e fortunati.
Per il governo è stato più importante sbandierare ai media la sicurezza della scuola, sostenendo che i contagi non avvengono in aula ma ignorando che la presenza in aula è solo una parte degli spostamenti che comporta l’apertura della scuola. Sulla pelle della comunità scolastica però, si è abbattuta una battaglia politica: i 5stelle hanno fatto della scuola una bandiera e non possono permettersi di ammettere una sconfitta, fare un passo indietro o smentirsi davanti alla popolazione italiana, altrimenti sarebbe un altro arretramento rispetto all’alleato di governo, il PD.