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giovedì, 14 Novembre, 2024

Riqualificazione, energia pulita e turismo consapevole: l’Isola della Certosa è il nuovo modello di ecosostenibilità della Serenissima

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di Martina Grandori

Un’isola portabandiera dei cambiamenti ambientali, culturali ma anche energetici: l’Isola  della Certosa, una delle isole più estese della laguna di Venezia, a meno di 200 metri dal sestiere di San Pietro di Castello e a due chilometri da piazza San Marco, è uno scrigno di biodiversità, con ambienti che vanno dalle foreste periurbane alle tipiche barene della laguna, un contesto singolare eletto a divenire il parco agricolo-ambientale, rifugio per gli abitanti della Serenissima ma anche meta ideale per un turismo consapevole. Qui trova ospitalità BioGrounds, un nuovo progetto di installazioni naturalistiche e giardini didattici per rafforzare la vocazione della Certosa a luogo del rispetto ambientale e della produzione di energia pulita. Sono infatti stati adibiti 1200 metri quadrati per l’installazione di pannelli fotovoltaici che garantiscono alle attività dell’isola 250 Kilowattore, oltre ad una riserva notturna, diventando un progetto campione che vede un luogo abbandonato trasformarsi nel primo parco urbano veneziano ecosostenibile. Regista di questa riqualificazione di un’area dove sorgeva uno stabilimento industriale militare dismesso negli anni Sessanta la società Vento di Venezia,  finanziata anche grazie al sistema dell’Art Bonus e l’ok del Demanio. Dietro Vento di Venezia, Alberto Sonino, 45 anni, ex velista del luogo che dopo anni in mare ha scelto di perseguire la via dell’imprenditore, intuendo il potenziale di questo atollo abbandonato in uno dei luoghi più unici al mondo. L’ha ripensato con una visione lungimirante: energia pulita, turismo, nautica (ha una marina con 300 ormeggi), un albergo, l’Hostaria in Certosa, ristorante estivo vista laguna, insomma un modello emblematico di come si possa trasformare un terreno abbandonato in un business. Un grande parco urbano integrato, la riscoperta dei valori paesaggistici e culturali e un processo di riattivazione socio-economica per risvegliare l’economia locale sono il leitmotiv con cui Vento di Venezia ha riconsiderato l’Isola. Prima di procedere, sono stati fatti minuziosi studi di com’era il contesto originale accedendo all’archivio storico, oggi del passato resta solamente il Chiostro dei Conversi, rovina di quello che era il complesso monastico di Sant’Andrea della Certosa (seconda metà del XII secolo), voluto dai Padri  Certosini  di  Firenze.
Tutto è pensato in funzione della sostenibilità, del principio DNHS, Do not significant harm, nessun intervento dev’essere irreversibile, l’Isola dev’essere autonoma in tutto, le compensazioni energetiche da lontano non sono contemplate, ecco quindi il perché di pannelli fotovoltaici – realizzati dello stesso colore delle tegole dei tetti cosicché da non disturbare il contesto architettonico – e di un sistema di teleriscaldamento che sfrutta l’acqua degli antichi pozzi artesiani. La stessa viene poi riutilizzata per l’irrigazione delle coltivazioni: nella visione di Alberto Sonino ci sono anche gli orti e i vigneti, come vuole la tradizione dei monasteri doc. Primi test anche per le barche elettriche e droni marini con funzione di spazzini per raccogliere la sporcizia galleggiante, il progetto itinerante dei Pixie Drone e dei seabin di The Serial Cleaners.

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