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venerdì, 15 Novembre, 2024

Rimedi per fronteggiare i rincari del gas sostenendo le famiglie: decreto bollette 2022

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di Daniela Labadia

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge caro energiadel 1 marzo 2022 n.17 inerente alle misure urgenti per il contenimento dei costi dellenergia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.
Questi provvedimenti sono stati adottati vista la straordinaria necessità e urgenza di introdurre misure finalizzate al contenimento degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale.
Per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi, lautorità di regolazione per lenergia, reti e ambiente (ARERA) provvede ad annullare, per il secondo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione, con potenza disponibile fino a 16,5 kW.
Si riducono ulteriormente le aliquote relative agli oneri generali di sistema del gas e laliquota IVA scende al 5% sulle somministrazioni di gas metano usato per usi civili e industriali, contabilizzate nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di aprile, maggio e giugno 2022.
Lintervento verte su due macro problematiche: lemergenza, ovvero misure per calmierare nel breve e tempo i costi delle bollette; e la prospettiva, misure che consentano nel futuro di evitare altre crisi come quella in corso, per esempio con laumento della produzione nazionale di energia.
Il governo era già intervenuto per ridurre la pressione per il rincaro dellenergia con 1,2 miliardi nel terzo trimestre del 2021, con 3,5 miliardi nel quarto trimestre sempre dello stesso anno e 5,5 miliardi nel primo trimestre del 2022.
Gli interventi posti in essere a favore delle famiglie ammontano a quasi 8 miliardi di euro, i quali saranno destinati a far fronte al caro energia e la restante parte sarà destinata alle filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questo periodo.
Il decreto include, inoltre, un poderoso programma di accelerazione sul fronte delle fonti rinnovabili, in particolare per il fotovoltaico, favorendo interventi semplificati per linstallazione sia su edifici pubblici che privati, sia in aree agricole che industriali.
Altro obiettivo è lincremento della produzione nazionale di gas allo scopo di diminuire il rapporto importazione/produzione da utilizzarsi a costo equo per imprese e PMI. Il conflitto ucraino-russo fa schizzare i prezzi dei combustibili fossili ma anche quelli di materie prime alimentari.
Lo scontro che sta infiammando i territori dellest Europa ormai da diversi giorni sta portando a conseguenze economiche importanti come laumento dei prezzi delle materie prime energetiche, come gas e petrolio, alimentando quindi il caro bollettee il caro benzina, per giungere anche a quelle alimentari rendendo più oneroso lacquisto di beni di prima necessità. Quello che deve preoccupare attualmente sono le scorte: è vero che andiamo verso stagioni in cui il clima si fa sempre più mite, ma quello che molti non sanno, è che le scorte di gas per linverno si fanno in primavera/estate, quando i costi sono più bassi e il trasporto di gas liquido è più facile.
Basti pensare che lEuropa dipende ancora per il 40% circa dai rifornimenti proprio di gas russo, un quarto del quale passa proprio attraverso il territorio ucraino.
Oltre al problema al gas, abbiamo lo stop dellimport di grano e mais, e questo ha fatto già vedere i suoi primi effetti sul prezzo di pane e pasta.
La sospensione, a causa della guerra, delle spedizioni commerciali dai porti sul Mar Nero dellUcraina che, insieme alla Russia, rappresenta quasi un terzo del commercio mondiale di grano ma anche il 19% delle forniture globali di mais per lallevamento animale e ben l80% delle esportazioni di olio di girasole, è questa lanalisi di Coldiretti sugli effetti economici del conflitto armato; infatti, notoriamente, il paese guidato da Volodymyr Zelensky è chiamato il granaio dEuropa. LItalia, purtroppo, si pone in una situazione di forte svantaggio poiché importa il 64% del proprio fabbisogno di grano e il 53% di mais per soddisfare i bisogni del bestiame.

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