di Gabriele Rizza
È bufera sul rientro a scuola degli studenti previsto per il 10 gennaio. Molti sindaci e governatori si dicono preoccupati per l’escalation dei contagi, per il picco che secondo gli esperti deve essere ancora raggiunto, per le zone arancioni, e magari rosse, dietro l’angolo. Molti chiedono il rinvio delle riaperture, addirittura l’aberrazione della DAD per i bambini e ragazzi non vaccinati, dando così la responsabilità a dei minorenni che non hanno scelta, andando a ledere quel principio di uguaglianza che è il valore fondamentale del sistema scolastico e della formazione degli studenti. Cosa da pazzi, cose tutte italiane, perché la lotta al virus ha mostrato due eccessi: quello dei no- vax, ma anche di chi ha perso il senno perdendo di vista la civiltà, come nel caso di chi propone di far pagare le cure di tasca propria ai non vaccinanti o di lasciare a casa dei bambini non vaccinati, che nemmeno possiamo considerare no – vax. La ragionevolezza è quanto di più ha portato via il virus al nostro Paese. Un Paese che dopo due anni di clausura culturale e sociale degli studenti reputa ancora percorribile la strada della didattica a distanza, nonostante una situazione per fortuna non emergenziale, se andiamo a vedere i numeri delle ospedalizzazioni. È invece emergenziale il futuro che ci aspetta, quello che è in mano a quelle ragazze e ragazzi che hanno perso due anni di crescita, perché due anni in quella fascia di età sono almeno dieci anni di un adulto.
Eppure il problema principale diventa capire quanti contagi ci devono essere per mandare in DAD una classe, pare adesso siano arrivati a tre. Buffo che questo accada proprio nel momento in cui viene detto alla popolazione che i tamponi servono solo con i sintomi, anche se si è entrati in contatto con un positivo, però per la scuola si ragiona come se il vaccino non fosse mai esistito. Ed è troppo comodo, se non vile, dare la colpa ai giovanissimi non vaccinati quando in due anni nessuna misura di sicurezza è stata adottata dai governi Conte e Draghi. Non abbiamo visto le classi pollaio sparire, nuove assunzioni, interventi sugli edifici scolastici, la ricerca di nuovi edifici scolastici più idonei al distanziamento.
La sacrosanta attenzione al virus – oggi va verso la strada dell’endemia – deve rientrare nella strada di un’Italia che vuole andare avanti, e l’Italia non andrà avanti se i primi a non poter guardare al futuro sono i più giovani.