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sabato, 21 Dicembre, 2024

Ricostruire rappresentanza politica, senza populismi…

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“Popolari e populisti sono due culture diverse ma hanno gli stessi elettori” e’ quello che l’ex Ministro Mario Mauro ripete fin dal 2012 ogni volta che occorra tirare le somme sulla necessità e sul metodo con cui ricostruire una forza europeista, popolare e democratica.
È un punto cruciale, non soltanto perché attribuisce alla politica una delle sue proprie funzioni, da tempo abbandonata, quella culturale, pedagogica, educativa, quella per cui gli uomini e le donne delle istituzioni sono da esempio al Paese, ma anche perché pone una questione tanto semplice quanto banale: o si produce un legame tra classe dirigente e cittadini nel ricostruire rappresentanza, oppure il sistema politico italiano ed europeo continuerà ad essere fragile.
Non si può certo dare torto al Presidente Casini quando realisticamente tratteggia i contorni di una fase per quella che è: una fase di espansione dei movimenti populisti che però alla prova dei fatti, come in Grecia, sono obbligati a fare marcia indietro.
E però, alla luce anche di tutte le osservazioni demoscopiche, che attribuiscono al Movimento Cinque Stelle un consenso sempre maggiore derivante, non più da un semplice travaso, ma da un recupero dell’astensionismo, chi si richiama al profilo popolare europeo non può realisticamente non porsi il problema della forme e dei metodi con cui ci si propone ai cittadini.
È possibile avviare operazioni politico parlamentari come quelle dell’Onorevole Quagliariello, fondate su un principio che condivido e vale a dire la libertà dell’eletto di rispettare il mandato degli elettori con una responsabilità soggettiva, ma esse o si pongono anche un tema di ricadute organizzative, di capacità reale di offrire opportunità di protagonismo per i giovani, per i ceti popolari, per gli imprenditori che si trovano a dover cambiare il proprio modo di fare economia, oppure continuerà ad avere ragione Fedele Confalonieri nella sua ironica ricerca di leaders per il futuro.
Ma soprattutto continueremo ad avere un Paese in balia di scontri tra interessi, lobby e poteri senza che gli stessi avvengano mediati dall’esercizio democratico dei partiti.
E se Forza Italia, a partire dalla Lombardia, ha colto la necessità e l’opportunità di un rinnovamento come dimostrano i congressi locali e le scelte su Varese, Bergamo e Brescia in primis, il resto delle frastagliate anime popolari, civiche e liberali sembra più preoccupato di posizionare sempre gli stessi nei neo nati gruppi parlamentari, movimenti o fondazioni.
Piuttosto che fare un percorso ragionato di allargamento e di selezione.
Piuttosto che organizzare una vera propria campagna di ascolto.
Piuttosto che fare fatica e cercare di capire i referenti sociali, base di un progetto politico per il futuro che abbia ambizione di gestire i cambiamenti economici e sociali.
Quando il Presidente Casini pone a tutti i partiti un problema di classe dirigente locale, fa bene: come si costruisce una classe dirigente di amministratori locali? puo’ essere ancora che si scrivano i programmi o si producano proposte di riforma senza un autonomo percorso di consultazione confronto e comprensione? e può chiamarsi confronto un convegno con i tecnici dei gruppi consiliari, con le èlite di qualche organizzazione sociale, con pochi autorevoli imprenditori?
In giro per l’Italia vi sono diverse esperienze culturali, associative e di aggregazione nate con l’intento di sopperire all’assenza di politica sul territorio, molte sono frutto di giovani amministratori come in Veneto, in Puglia e in Sicilia; altre dell’impegno sociale e professionale come nel Lazio, in Umbria e in Piemonte.
Non mi riferisco alle liste civiche perché le stesse, a mio avviso, sino ad oggi sono state solo un’operazione elettoralistica per eleggere tizio o caio, ma certamente le prime, soprattutto, e pure le seconde potrebbero rappresentare un primo terreno fertile per immaginare una strategia organizzativa e di reinsediamento della politica.
Certo pensare che la politica sia “aprire le porte” di un ufficio senza frequentare i mercati, senza gazebo davanti alle scuole o all’università, senza volantinaggi, senza un uso delle tecnologie che favorisca confronto e aggregazione, senza che di fronte ad un cittadino che pone un problema vi sia il tentativo di farsi carico e risolvere quel bisogno, senza offrire luoghi dove essere protagonisti per discutere in modo costante e capillare di politica, tutto è più difficile. Sui metodi della politica io non credo si possa improvvisare. Se le esperienze di governo dei cinque stelle saranno sempre fallimentari, lo si vedrà in futuro ma se chi guida l’alternativa al Pd pensa di essere autosufficiente, non dovremo aspettare molto, le amministrative sono vicine.
Salvia Davite

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