“Certo che i soldi ci sono. Il punto è dove si mettono”. Così Matteo Renzi risponde, a “Porta a porta”, a una domanda sulle coperture per il suo piano di rilancio. Il premier poi assicura: “Venderemo le auto blu all’asta, così i simboli del potere saranno a portata di mano. Certo, questo è un aspetto simbolico della spending review. Poi, c’è la vera riduzione delle spese”. E, sui mille euro l’anno, dice: “Andranno anche ai co.co.pro”.
“A nome del governo italiano voglio dire che rispetteremo tutti gli impegni con l’Europa”. Questa la promessa di Matteo Renzi, intervenuto alla Camera a un convegno sui valori dell’Europa. Il premier parla poi della “crisi dell’Europa”, dicendo che riguarda “la rappresentanza, le istituzioni politiche, i partiti. E’ mancata da parte nostra la capacità di far sentire i cittadini parte di un destino comune”.
Riguardo all’entità dei soldi che andranno in busta paga, ha poi detto che è impossibile “fare il conto preciso di quanto andrà negli stipendi” con il taglio dell’Irpef a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese, perché “dipende anche da come funzionano le detrazioni”. Ma “che siano 75 o 85 euro, non fa molta differenza. E’ un piccolo aiuto, ma è la prima volta che succede. Andranno a dieci milioni di italiani: ai lavoratori dipendenti o agli assimilati, quindi anche ai co.co.pro”. E ancora: “Immagino le polemiche, ma stiamo cercando di rendere visibile in busta paga” che i soldi in più che andranno a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese, saranno dovuti al “bonus garantito dalla manovra del governo. Mi diranno: è marketing? Sì, è anche questo”. E ha aggiunto: “Se il 27 maggio i soldi non arrivano vuol dire che Matteo Renzi è un buffone”.
Il presidente del Consiglio ha poi detto che gli stipendi dei manager della Pubblica amministrazione saranno abbassati. “Prenderemo da qui 500 milioni di euro – ha annunciato -. Se sei un dirigente della pubblica amministrazione è giusto che guadagni più del presidente della Repubblica? No e ci sono molti dirigenti che guadagnano di più e la media tra dirigenti italiani e quelli inglesi e tedeschi è sproporzionata”.
“Questa prima manovra è una restituzione di equità e giustizia sociale – ha detto ancora Renzi -. Oggi abbiamo una situazione di incertezza, quasi di tristezza e desolazione nel ceto medio” al quale “se dai quel piccolo margine – che non è risolutivo – gli dai 80 euro in più, ogni tanto respira”.
“L’idea che chi guadagna 2900-3000 euro di pensione sia chiamato a un contributo va escluso – ha precisato -. Chi sostiene che i pensionati pagheranno la manovra sbaglia, per i pensionati non cambia niente”. Smentita così l’ipotesi di un prelievo sulle pensioni, ipotizzata dal commissario Carlo Cottarelli.
“Se noi paghiamo i debiti della P.a. e se pompiamo soldi nell’economia reale – ha aggiunto -, accade che il soggetto che vince un appalto per rimettere a posto una scuola paghi l’Iva. Ecco perché è importantissimo sbloccare debiti della P.a.”. E ha poi detto, rivolto a Bruno Vespa, che “il 21 settembre, a San Matteo, ultimo giorno d’estate, se abbiamo sbloccato tutti i debiti della P.a., lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario”. Il premier ha spiegato inoltre di non poter fare prima perché c’è “un ddl non un decreto”. Ma entro “il 21 settembre li paghiamo tutti”.
Il governo italiano non terrà sotto controllo il rapporto tra deficit e Pil, ha detto poi Renzi al convegno a Montecitorio, perché “ce lo chiede l’Unione europea, ma perché ce lo chiedono i nostri figli”. Lo ha detto il premier, secondo cui “l’Europa deve essere dei popoli e dei cittadini e non solo dei vincoli”. “Bisogna uscire da un’idea bisestile della politica Ue, dove ogni 4-5 anni si affida il nostro voto e poi per il resto del tempo dell’Europa se ne occupano i tecnici”, ha aggiunto il premier.
Citando lo storico segretario generale dell’Onu, Dag Hammarskjold (“Al passato grazie, al futuro sì”), Renzi propone al Vecchio continente un cambio di passo: “Dobbiamo rivolgerci al passato come granitico punto di riferimento ma non dobbiamo avere paura di scrivere una pagina significativa e dire che il futuro che ci riguarda lo vogliano costruire e non subire”.
La Critica