In Italia ci sono due sport nazionali. Il calcio e lamentarsi. Il secondo va in scena di certo molto più spesso. Oggi abbiamo un match gustosissimo da commentare: giornalisti sottopagati contro avidi editori. L’apice dell’irresponsabilità collettiva di questa porzione di società servita con abbondante contorno di lacrime. Qui: il post che ne parla.
Due precisazioni: primo, qui non si parla di truffe. Si parla di truffa quando ti fanno credere che ti pagheranno chissà quanto, o che avrai qualcosa in cambio, mentre invece non c’era e non c’è alcuna intenzione di pagarti sul serio. Seconda precisazione, il ragazzo che ha rifiutato ha fatto benissimo. Quel posto non era fatto per lui e lui, correttamente, lo ha lasciato a qualcun altro. Il problema non è quel grafico, il problema non è l’offerta e non è certamente la somma offerta. Il problema è l’articolista e la sua visione malata del Mercato.
Ricapitoliamo la balzana tesi di questo sedicente giornalista. Siccome gli editori sono ricchi e sussidiati dallo Stato, allora i giornalisti vanno pagati di più. Per ottenere questi risultati, propone un massiccio sciopero degli sfruttati. Diciamo subito che l’ultima proposta denota, almeno, onestà intellettuale e di responsabilità personale. Almeno non ci vuole imporre l’ennesima legge per risolversi i propri problemi.
Primo punto, in cosa sta il valore di una prestazione di lavoro? Di certo non nei miei soldi. Che io sia miliardario o meno, un pezzo di pane, se è indistinguibile da un altro, verrà scelto per il prezzo. Sto semplificando, ma il concetto è quello, se sono ricco posso permettermi di pagare di più, ma non è che debba farlo. Di certo non lo faccio per fare un piacere a te. Il vero punto è che la tua prestazione non è abbastanza indistinguibile da quella di migliaia di altri come me. Stai certo che se fossi il novello Montanelli ti pagherebbero eccome. Ma nessuno fa la gara per averti, quindi nessuno rialza. E pertanto prendi il minimo, che in questo settore, grazie a Dio, ancora libero, è zero. Quindi se non ti pagano la colpa non è loro. Sei tu che non vali abbastanza per loro. Se invece, dove sei adesso, ti pagano è perchè qualcosa, per loro vali. Il valore è relativo. Tutto qua.
Il finanziamento è una cosa vergognosa, concordo. Ma. Ma serve per sussidiare i produttori di carta, non per sussidiare TE. Mi dispiace, mettiti in fila. Certo anche gli editori ci si arricchiscono. Ma tu, onestamente, non sei nessuno. Non sei nessuno perchè siete troppi. Questo è il vostro problema.
Quanto allo sciopero, fatelo. Vediamo, senza ironia, se se ne accorge qualcuno. Ne dubito, onestamente, ma magari mi sbaglio. Io non aderirò. Io lavoro gratis. Lo faccio volentieri. Ho altri lavori nella vita. Quindi ti farò sempre e comunque concorrenza in maniera irresistibile, se la metti sul piano economico. Quindi hai una sola possibilità. Devi essere più bravo. Questa è la libertà, questa è al cosa più bella del mercato. Puoi fare quello che vuoi, perchè paghi tu.
Luca Rampazzo