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giovedì, 21 Novembre, 2024

Ragazzina disabile aggredita: un paio di riflessioni

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[Fonte Ansa] La nostra società fa sempre più paura per la mancanza di solidarietà e per il tasso di violenza (spesso solo verbale o psicologica) in continuo aumento. É di poche ore la fa la notizia che una ragazzina disabile è stata aggredita da un gruppo di coetanei e presa a sassate in un parco di Milano, in zona Giambellino. La ragazzina, tredicenne, come i suoi aggressori, ha riportato solo alcune lievi ferite per le quali è stata portata al pronto soccorso. Possiamo solo immaginare la ferita psicologica che ha subito vedendosi oggetto della violenza.

Chiariamo subito una cosa: non voglio cadere in facili qualunquismi del tipo “non c’è più morale”, o “i giovani d’oggi non hanno più valori”. Credo fermamente che la gran parte dei nostri giovani e giovanissimi sia fatta di ragazzi seri, educati e non da teppistelli pronti a lanciare sassi a una ragazzina indifesa. Un esempio per tutti. Nella mia attività di guida all’interno del Forte Montecchio Nord di Colico (LC) mi è capitato di assistere a un episodio degno di essere raccontato. Dovevo mostrare il Forte a due classi delle scuole medie. Tra loro c’erano due ragazzini disabili in carrozzina,impossibilitati a camminare. Il percorso prevede un paio di rampe di scale e alcuni spazi ristretti dove non è semplice far passare una carrozzina. Le insegnati erano piuttosto imbarazzate e non sapevano come affrontare il problema. Stavano anche valutando l’ipotesi di lasciare all’entrata i due ragazzini disabili con una di loro mentre gli altri avrebbero visitato il Forte. I compagni dei due disabili rifiutarono questa ipotesi e li aiutarono durante il percorso sollevandoli per permettere loro di fare le scale. Sono sicuro, o almeno voglio esserlo, che la gran parte dei giovani italiani sia come questi ragazzi e non come coloro che hanno lanciato i sassi. Va comunque detto e sottolineato con preoccupazione che i fatti di violenza e di bullismo sono in aumento. E questo deve portarci a riflettere sulle ragioni.

Tredici anni è un’età delicata, dove si forma la parte più importante della personalità. È in quel periodo della vita che la persona comincia a volersi emancipare, a voler essere indipendente. In poche parole, è lì che la persona comincia a diventare adulta. Per questo è particolarmente importante star vicino ai ragazzi e cercare di trasmettere loro i giusti valori della solidarietà, della tolleranza, del rispetto, della non-violenza. E non basta farlo a parole (di parole se ne spendono fin troppe). Bisogna farlo con l’esempio. E dobbiamo impegnarci tutti in tal senso. Non possiamo infatti accollare ai genitori l’intera responsabilità. Buoni o meno che essi siano, infatti, non possono controllare l’intera vita dei loro figli che, a partire dall’adolescenza, vivono sempre più direttamente la società e sempre meno l’intimità famigliare. E la nostra società non dà certo buoni esempi. I media, e la televisione in particolare, non fanno che trasmettere violenza e modelli di comportamento arroganti, presuntuosi, egoistici. Dobbiamo considerare che un ragazzino di tredici-quattordici anni, per quanto si ritenga adulto e voglia essere indipendente, non ha ancora gli strumenti per considerare le cose con spirito critico e per fare delle scelte responsabili e autonome. Ha ancora molto bisogno di esempi. E se gli esempi che si trova davanti quotidianamente sono delinquenti, criminali, stupratori, spacciatori e simili, non possiamo pretendere che cresca in modo equilibrato. Il caso di Milano non è un esempio isolato. A Treviso, tanto per dirne una, tre ragazzi tra i quattordici e i quindici anni hanno approfittato di una ragazzina tredicenne inducendola a far sesso con loro e filmando il tutto. I tre hanno poi mandato il video a un migliaio di loro contatti whatsapp. Tra questi c’era il cugino della ragazzina che ha subito mostrato il video al padre della stessa. Ora i tre sono accusati di violenza sessuale e diffusione di materiale pedo-pornografico. Il maresciallo dei carabinieri che si è occupato del caso ha sottolineato come questo sia un tipo di bullismo sempre più in voga. Ora, forse sarà solo un caso, ma ricordo un paio di puntate di alcuni noti telefilm polizieschi (CSI, per esempio) dove si presentavano casi esattamente come questo: ragazzine indotte a far sesso con l’inganno e poi diffamate pubblicamente con la diffusione di video, foto o cose simili. Quando la finzione è battente, come lo è la televisione, non può che influenzare la realtà. E se il messaggio è negativo, lo è anche l’effetto.

Dunque dovremmo censurare la televisione? Eliminare le scene di violenza? No. I ragazzi sono immaturi, non stupidi, e hanno bisogno anche di conoscere il lato negativo della realtà. È però necessario presentare anche dei modelli virtuosi e presentarli come tali, è necessario far loro capire che la violenza e la prepotenza non pagano. E per far questo è necessario che tutta la società dia il buon esempio, a partire dalla politica.

Purtroppo però la politica fa l’esatto contrario. I nostri parlamentari, e non solo loro, non fanno che dare esempi di maleducazione, arroganza e perfino bullismo. Ricordate la lite di Gasparri con il cantante Fedez? Una ragazzina adolescente, fan del rapper, aveva criticato Gasparri per delle dichiarazioni contro il suo idolo tramite twitter. Il parlamentare, nonché vicepresidente del Senato, aveva ribattuto sfottendola perché in sovrappeso. Un uomo adulto che si permettere di fare il bulletto con un’adolescente prendendola pubblicamente in giro per la sua forma fisica è di per sé una cosa indegna e squallida, ma diventa intollerabile se a farla è uno di coloro che dovrebbero dare esempio di civiltà a tutti. E Gasparri non è l’unico. Durante la conferenza sulla “famiglia naturale” tenutasi a Milano il 17 gennaio scorso e patrocinata dalla regione Lombardia, un ragazzo salì sul palco per intervenire sulla questione dei diritti civili. Gli fu impedito di parlare dai presenti che fecero un coro da stadio degno dei peggiori ultrà, insultandolo. Tra questi spiccava un Ignazio La russa che con espressione soddisfatta gli urlava ripetutamente “culattone”. Un episodio che si commenta da sé.

Anche le varie riforme della scuola che si sono succedute in questi ultimi due decenni non hanno fatto altro che tagliare fondi e pensare a risparmiare, svuotando id fatto la scuola di contenuti e rendendo le nuove generazioni sempre più ignoranti. E l’ignoranza va a braccetto con l’incoscienza e con la violenza. Anche da un punto di vista educativo ed etico, gli insegnati sono sempre più privati degli strumenti per compiere il loro dovere. Una politica pilatesca all’insegna del “me ne lavo le mani” ha fatto in modo che le autorità legiferassero in modo da evitare ogni possibile scontro coi genitori, togliendo così la possibilità agli insegnanti di redarguire gli allievi. E questo va a tutto vantaggio del bullismo, perché dietro a un bullo c’è solitamente una famiglia che gli insegna ad essere prevaricatore e che lo difende. Oggi un insegnate che cerchi di porre fine al bullismo da parte di un ragazzo rischia di beccarsi una denuncia da parte dei genitori. Non possiamo quindi stupirci se spesso gli insegnati chiudono gli occhi e fingono di non vedere. Nel 2012 un’insegnate di Palermo punì un ragazzino violento che aveva preso di mira un compagno più debole facendogli scrivere alla lavagna, per cento volte, “sono un deficiente”, frase che, tra l’altro, il ragazzo scrisse errata dimenticando la “I”. Fu denunciata dal padre e condannata a quindici giorni di reclusione. E così il bullo ha potuto continuare la sua opera. Ora, un conto è proibire le punizioni corporali o eccessive, un altro è impedire qualunque forma di punizione. Perché così non si fa che favorire la violenza, a detrimento sia delle vittime del bullismo sia dei bulli stessi, che sono vittime a loro volta di un sistema che li fa crescere in un certo modo. Se si fa passare il messaggio che le prepotenze non possono essere punite, non ci si può lamentare se, una volta cresciuti, i bulli divengono delinquenti.

Concludo questo articolo già troppo lungo invitando i lettori e, soprattutto, politici e amministratori a riflettere attentamente su questi temi, perché ne va del futuro dell’intera società italiana.

Enrico Proserpio

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