di Stefano Sannino
Seconda solo a Milano, Parigi è – nel mondo della moda – una città cruciale per lo shopping del lusso, attirando milioni di turisti stranieri ogni anno.
È proprio la carenza di turisti cinesi ed americani di quest’anno, a causa delle normative anti-covid che impongono la chiusura delle frontiere per chiunque provenga dagli Stati Uniti, che sta mettendo a dura prova il mondo delle vendite di lusso. Ogni anno turisti americani facoltosi spendono oltre 180.000 dollari nei loro viaggi in Europa, secondi solo ai cinesi, che invece ne spendono circa 197.000. Considerando che nel 2019, Parigi fu visitata da 2.3 milioni di americani, ovvero il 18% di tutti i turisti del capoluogo francese, non è difficile immaginare il perché il settore del lusso parigino stia risentendo della carenza di questi turisti.
Musei vuoti, la Rive Droit deserta: la carenza di turisti non sta mettendo in difficoltà solamente i negozi di prodotti di lusso, ma anche tutti quei settori che ruotavano intorno al turismo della moda, quali ristorazione, alberghi, cultura e molti altri ancora. Insomma, la situazione turistica di Parigi ha prodotto negli ultimi mesi, una carneficina economica di cui stanno risentendo tanto i fatturati delle aziende direttamente interessate da questa carenza, quanto anche i fatturati di indotto dei settori collegati al turismo stesso.
Dal canto suo, l’Europa non accenna a voler alleggerire le restrizioni per i turisti che provengono dall’America, dove il virus non accenna a rallentare. Ad oggi, nel nuovo continente si contano 5,000,000 di casi totali con oltre 162,000 morti essendo – di fatto – il continente più colpito dalla pandemia, a causa della mancanza di misure di restrizioni interne adeguate da parte del governo. Secondo Erwan Rabourg, capo della ricerca dei consumi globali presso HSBC, la situazione sanitaria avrà un impatto enorme sui negozi delle città europee, molti dei quali saranno costretti alla chiusura.
Le previsioni indicano infatti che il mercato nel lusso, tenderà a diventare più localizzato a causa della diminuzione del turismo, inducendo quindi un crollo significativo delle vendite per tutti i brand che non dispongono di punti vendita nei paesi come l’America o la Cina, in cui risiede la maggioranza della loro clientela.
Basti pensare infatti, che lo scorso anno il 70% delle vendite del brand Gucci dipendeva dal turismo e che, ad oggi, le vendite del brand Hermes siano cadute del 61% a causa del lockdown. L’emergenza sanitaria ed economica a cui stiamo assistendo, non avrà dunque solo degli strascichi nel contesto dei piccoli negozi o dei brand appena nati, ma affliggerà anche i gruppi del lusso più famosi e solidi, portando necessariamente ad un ridisegnamento dell’intero mercato.
Non è difficile immaginare che, con ogni probabilità, i brand più ricchi sopravvivranno e quelli più piccoli e vulnerabili saranno invece costretti a chiudere: ecco perché molte testate del settore, sopra tutte Vogue America, hanno deciso di implementare i fondi per i nuovi talenti, nella speranza di lasciare viva la fiamma della democratizzazione del lusso, mercato che – altrimennti – sarebbe monopolio esclusivo delle grandi firme nel giro di pochi mesi.