Roma, Banca Popolare di Novara Ag. n° 15 qualche giorno fa… Una conoscenza di FaceBook racconta che si è recata in questa agenzia per accompagnare un giovane dipendente Rumeno che doveva incassare un rimborso da parte dell’E.N.I. per mezzo di un assegno. Il ragazzo entra e poco dopo esce dicendo: “Non mi hanno cambiato l’assegno se non apro un conto, anche se è la stessa banca che lo ha emesso”.
Al momento la conoscente non reagisce, ma poco dopo, riflettendo, decide di tornare indietro e di chiedere spiegazioni. Affronta così l’impiegato che aveva rifiutato di fare l’operazione e gli dice: “Scusi, ma perché non si può incassare un vostro assegno di € 212,15 senza aprire un conto presso di voi?”
Al che l’impiegato: ” Disposizioni della nostra banca”
Lei, in risposta: “Le disposizioni non sono uguali per tutte le banche?”
Lui: “No, noi facciamo così”
Ancora lei: “E quindi? Mi sta dicendo che voi emettete un assegno sul quale c’è scritto “pagabile a vista” e non lo pagate? Non è un contratto questo?”
Lui “Le ho detto che non lo paghiamo se non apre un conto. Non siamo certi dell’identità”
La signora: “Ma ha un documento…”
Al che scoppia un acceso alterco con minaccia da parte della signora, messa in atto, di chiamare la Polizia. Con l’arrivo della forza pubblica, viene fuori una discussione piuttosto surreale nella quale, pur avendo esibito i documenti alla Polizia, l’impiegato si dichiara non certo dell’identità della signora e del ragazzo Rumeno, mentre la donna, provocatoriamente, dichiara di non essere certa dell’identità dell’impiegato.
La cosa non finisce qui, perché giustamente la signora combattiva si rivolge all’impiegato e gli chiede: “Adesso che siamo tutti identificati, mi paga l’assegno?”
Al che lui: “No, perché non sono certo che l’assegno sia stato fatto proprio al suo dipendente.”
e di rimando la conoscente: “Ma è intestato!”
L’impiegato, senza fare un plissé, imperterrito: “Potrebbe essere un caso di omonimia”
Naturalmente, a quel punto, la signora: “Voglio parlare con il Direttore!”
Lui : “Non c’è.”
La signora, mostrando una non comune determinazione, risponde: “Ok, mi siedo e aspetto finché non arriva.”
Di rimando lui: “Potrebbe non arrivare.”
Infine in risposta, la conoscente: “Ok, io non me ne vado”
Passa parecchio tempo ed infine una impiegata della banca si rivolge alla signora dicendo: “Sono qui per vedere se posso risolvere il problema.”
Fine della farsa, direte voi. Non tanto, in quanto questa impiegata chiede nuovamente che siano esibiti un documento, poi un secondo, indi il codice fiscale e, dulcis in fundo, la tessera sanitaria. (Il Rumeno, però, doveva incassare un assegno, che cosa c’entra la tessera sanitaria?). Non contenta, fa firmare una liberatoria per la privacy e dichiara che, prima di procedere, deve telefonare all’ufficio legale della banca, (probabilmente per avere il permesso a procedere) ed al Comune, per controllare se i documenti siano autentici. Domanda nostra: se tutti i documenti esibiti coincidono tra loro come informazione e se sono stati controllati dalla Polizia, come può una telefonata ad un impiegato del Comune, che oltretutto non può neppure vedere in faccia i titolari dei documenti, dare una certezza maggiori rispetto ai Poliziotti?
Infatti la signora, di fronte a tutte queste precauzioni, fa notare: “Mi sta dicendo che falsifichiamo i documenti? Guardi che li ha già visti la polizia.”
E l’impiegata: “Guardi che io sto collaborando sa?”
Dopo di che l’addetta della banca scompare nei meandri della filiale per ricomparire dopo circa mezz’ora dicendo: “Tutto a posto! Può incassare l’assegno!”
Per portare a compimento questa farsa sono state necessarie due ore e mezza, dalle 10:00 alle 12:30. Si può anche osservare come mai l’identità non fosse certa per riscuotere l’assegno, ma fosse sufficiente per aprire un conto corrente!
Questo è un caso, ma non l’unico. Un’altra persona riferisce che qualche mese fa sua madre, correntista da mezzo secolo, si è recata nella propria banca, sul cui conto si faceva intestare prima lo stipendio, ora la pensione. Ebbene, qualche “genio”, dal momento che la signora è nata nel 1929 a Pola (ora Pula, in Istria in Croazia), ma allora, dopo la Prima Grande Guerra Mondiale, era Italiana, le hanno chiesto il permesso di soggiorno e se era in regola con la residenza in Italia, perché era Croata!
Abbiamo narrato questi episodi perché ci sembrano uno spaccato dell’Italia attuale e possono suscitare diverse riflessioni e commenti. La prima che ci viene in mente è che troppe leggi e regole equivalgono a non averne e si finisce per creare caos ed anarchia. Il volere normare di tutto e di più è caratteristica della sinistra, ma non solo. Tutti sembrano ignorare, secondo noi, un sano principio liberale: tutto è permesso, fatto salvo ciò che è espressamente vietato. Se le leggi ed i regolamenti Italiani fossero guidati da questa logica, secondo noi non avremmo 160.000 disposizioni, ma le 5-8.000 degli altri Stati. Così accade che una banca, per insipienza o disonestà intellettuale, si permette di non ottemperare ad un contratto (tale è l’assegno al portatore) e di ignorare delle leggi e delle norme per farne delle proprie. Eppure, l’A.B.I. (Associazione Bancaria Italiana) ha emesso delle prescrizioni che sono pubbliche e che le banche sono tenute a seguire.
Un’altra considerazione è che a causa di tutto ciò, le persone, le aziende, sono costrette a perdere moltissimo tempo per cose che non dovrebbero minimamente influire sulla vita di
ciascuno e che poi si riflettono anche sul famoso P.I.L. . Se infatti si è costretti a perdere tempo per l’ottusità di norme e persone come per la burocrazia , inevitabilmente poi non si può dedicare tempo al lavoro che genera P.I.L. . Ancora, salta fuori una preoccupante ignoranza che indica come la scuola Italiana, difesa perché pubblica, perché così è per tutti, perché dicono che sia (come la Costituzione che stanno cambiando) la più bella del Mondo, affermazioni in realtà discutibili, ma le affronteremo una prossima volta, sembra essere troppo spesso un “somarificio” utile solo mantenere un carrozzone da un milione di dipendenti e a consentire ai sindacati un dominio che non dovrebbero avere. Dire che, come alcuni fanno, imparare la Geografia e la Storia non sia utile per un lavoro, abbiamo constatato che non sia così vero, se pensiamo all’episodio dell’anziana Istriana.
Viene fuori anche una codardia ed una mancanza di iniziativa, oltre che di menefreghismo, secondo noi preoccupante, perché, pensiamo complici i sindacati, come emerge dall’episodio della Banca della Banca di Novara, ci pare che ci sia gente che rasenta l’ottusità, pur di non rischiare, pur di non fare uno sforzo e questo appiattimento di valori verso il basso, riteniamo si possa imputare in larga parte ai sindacati ed alla mentalità cui si ispirano, quella di sinistra. L’egalitarismo porta a questi risultati.
L’episodio narrato, probabilmente avrà degli strascichi. Crediamo che alla fine l’Associazione Consumatori Movimento Mec finirà per occuparsene. Il punto è però che cose di questo genere non dovrebbero accadere. Come si può risollevare l’Italia se in realtà c’è una parte del Paese che rema contro e pesa su tutti noi, frapponendo ostacoli e generando costi? Combattere situazioni di questo genere, è un altro modo per fare una battaglia di libertà.
Fabio Ronchi