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venerdì, 22 Novembre, 2024

QUANDO IL CORPO CURA L’ANIMA: all’ospedale San Raffaele, il centro estetico “Benessere al Centro” restituisce la quotidianità perduta

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di Gabriele Rizza

Un ricovero in ospedale è sempre una triste casualità che scombina la quotidianità e un pezzo di vita di intere famiglie, così come sulla cura di casi imprevisti e imprevedibili si basa il lavoro di medici e infermieri. Eppure, è possibile appropriarsi di un momento per sé e di frammenti di quella normalità che in momenti difficili fanno guardare a quello che verrà dopo, alla quotidianità da riconquistare: all’interno dell’area negozi dell’ospedale San Raffaele di Milano, Benessere al Centro offre servizi estetici di qualità a tutte le persone che vivono l’ospedale, ma anche al pubblico esterno. Nato da un’idea di Cristina Sonia Solazzi e Salvatore Dessena, è ormai radicato all’interno dell’ospedale. Del progetto, con tutti i suoi risvolti umani, ne abbiamo parlato con Cristina Sonia Solazzi.   

Un centro estetico all’interno di un ospedale importante come il San Raffaele, ha una mission umana, psicologica e sociale diversa. Come descriverebbe questa mission?

«Negli anni abbiamo incontrato tantissime persone che affrontano un periodo particolare della loro vita segnato da sofferenza e da eventi che non si sarebbero mai aspettati e che arrivano come un terremoto sconvolgendo la vita non solo del paziente ma di tutti i familiari che gli stanno vicino. Se hanno la fortuna di abitare a Milano hanno la possibilità di avere la famiglia e la comodità dell’abitazione vicina, molti invece arrivano con la speranza di poter affrontare e magari si ritrovano con tanti disagi, e l’ultima cosa a cui si va a pensare è il benessere fisico e morale che può dare un centro estetico. Vedendo queste difficoltà, abbiamo pensato che una coccola, che non guarda soltanto la parte della salute ma anche l’anima del paziente, potesse essere di gran sollievo. Nasce così Benessere al Centro, che si occupa dei pazienti, dipendenti e parenti che accompagnano i degenti».

Che tipo di contatto si viene a creare tra voi e i clienti, che siano pazienti o dipendenti dell’ospedale?

«Incontrando persone in un momento particolare della loro vita, si ha una predisposizione all’ascolto, al conforto e al dialogo diverso. In questo periodo difficile segnato dal Covid, non solo il degente è stato accompagnato in un momento di fatica, ma anche gli operatori dell’ospedale, carichi e oberati da una mole di lavoro imprevedibile. Poi, il progetto dell’oncologia estetica – causa principale che mi ha spinto a vivere questa avventura – porta a lavorare con persone che hanno un lungo percorso davanti, dove spesso il corpo viene mortificato a favore delle cure spesso invasive. In questo percorso, gli estetisti oncologici seguono i pazienti con prodotti e trattamenti adeguati alla loro patologia. Non possono fare tutto, forse riescono a fare poco, ma ad esempio aiutano le donne a riappropriarsi della loro femminilità. Questo è il fiore all’occhiello del nostro centro, e la curo e la coccolo come se fosse un neonato che deve crescere e diventare un format in altri ospedali».

Sente la sua attività parte integrande dell’ospedale?

«L’attività è assolutamente parte integrante dell’ospedale, penso a chi smonta da un turno di notte in pronto soccorso affrontando casi importanti e ha bisogno di un massaggio rilassante, o a chi magari ha una cena e ha avuto pazienti tutto il giorno e non ha il tempo per il trucco. Il confronto con l’ospedale è costante e garantiamo il massimo della riservatezza ai nostri clienti, abbiamo convenzioni con i dipendenti con uno sconto del 10%, abbiamo convenzioni con il parcheggio il cui costo è a nostro carico».

Cristina, come descriveresti con una frase questa avventura?

«Un difetto dell’anima non può essere corretto, ma un difetto del corpo se corretto può migliorare l’anima. In questa frase c’è il nostro progetto».

 

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