“Fortunati” coloro che sono già andati in pensione. Ben diversa e ahimè peggiore, sarà lo sorte di molti italiani che, dopo la riforma del sistema pensionistico e del lavoro (Fornero e Jobs Act), rischiano di non prendere nulla o, se va bene, solo alcune briciole. Il sistema pensionistico italiano potrebbe implodere nel 2030, anno in cui andranno in pensione i nati nel biennio 1964-1965, i cosiddetti baby boomers, che ammontano a oltre un milione. Anche l’attuale Presidente dell’Inps Tito Boeri ha dichiarato che chi è nato dopo il 1980 rischia di andare in pensione a 75 anni, il che, se unito alla riduzione dell’aspettativa di vita verificatasi per la prima volta in Italia nella storia delle rilevazioni, significa praticamente mai. C’è poi chi è nato negli anni ’70 a cui non va poi molto meglio, considerato che la finestra pensionistica non si aprirà prima dei settant’anni. Aggiungiamoci anche che il rapporto tra la popolazione attiva (20-65 anni) ed i pensionati vedrà un raddoppio nel giro di una generazione, e le ripercussioni saranno inevitabili sull’equilibrio contributivo. Tutto ciò, partendo da aspettative positive ma del tutto irrealistiche sulla crescita del prodotto interno italiano, che l’Inps a stima intorno all’1,5% annuo. Pertanto cosa fare? Nell’ attuale scenario di tassi e rendimenti che si avvicinano allo zero, se non addirittura negativi, è fondamentale costruirsi una forma pensionistica complementare cercando principalmente di valutare quello che sarà l’introito che ci aspetterà dopo tanti anni di lavoro… e di versamenti e non più la ricerca spasmodica di rendimenti nel breve periodo Come, quanto ed in che forma quindi accantonare una pensione integrativa? Bisogna prendere in considerazione molti fattori (età di ingresso, scadenza ottimale, quota annua disponibile, ecc.), senza dimenticarci che ci sono anche degli aspetti fiscali vantaggiosi per il contribuente. Infine, che tenore di vita vorremmo avere quando andremo in pensione? Quanto oggi prospettato nella “busta arancione” che l’inps sta inviando, come valore di pensione futura avrà veramente lo stesso valore, sempre in una logica di potere d’acquisto, tra 20 o 30 anni? Mai come oggi, la gestione del risparmio richiede attenzione. E’ finita l’epoca in cui ci si poteva dimenticare del nostro conto corrente nella certezza di veder crescere nel tempo il nostro capitale. Necessita pertanto oculatezza proprio nell’aspettativa e nella costruzione di una pensione che ci metta al riparo da rischi d’inflazione o da futuri disastri. Il piano di accumulo su fondi pensione permette di costruire, anche con piccoli versamenti periodici ed in modo graduale, una somma liquidabile raggiunta l’età pensionabile, che servirà come incremento di futuro reddito, con un obiettivo di lungo termine. Un modo, per costruire un “buon futuro”, e per non usare la malinconica espressione… “una buona vecchiaia”.
Giovanni Maiorano