di Susanna Russo
“Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi.” Questa è una delle illuminanti citazioni tratte dal Macbeth, una delle opere più violente, avvincenti e profonde della collezione di capolavori di Shakespeare. A metterlo in musica ci pensò Verdi, a rimetterlo in scena ci ha pensato il Teatro alla Scala di Milano.
Successo garantito e confermato quello della Prima del 7 Dicembre, vegliata dal nostro santo patrono. Milano torna alla vita, tra lusso e sfarzi, personaggi più o meno noti, la notte milanese torna a ripopolarsi, e a far da padrone è il gusto per il bello, in ogni sua forma.
Non mancano il Sindaco di Milano, Beppe Sala, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, il virologo di turno, Roberto Burioni, il tanto criticato Ministro della Cultura, Dario Franceschini e qualche piccola celebrità che, anche se non ha potuto cogliere i momenti più alti dell’opera, ha comunque colto l’occasione per sfoggiare un bell’abito firmato.
Sul celebre palco un’opera senza tempo, come senza tempo è l’ambizione violenta che rende ciechi e sordi, che cosparge di sangue le mani di Lady Macbeth, le stesse mani con cui giostra i fili del marito, portando così la sua marionetta alla distruzione; ambizione che ancora oggi fa morti e feriti, forse con meno dignità rispetto a quella che contraddistingue i personaggi shakespeariani.
A fianco di Luca Salsi, nel ruolo di Macbeth, già celebre per le sue interpretazioni verdiane, la soprano Anna Netrebko, che riveste i panni di una Lady inquieta e cupa, come le sfumature della sua voce, proprio come l’avrebbe voluta il compositore.
Alla fine, 12 minuti di applausi, ma l’esortazione al “bis” non è indirizzata agli artisti, bensì all’ospite d’onore, all’ancor per poco, forse, Presidente della Repubblica, Mattarella. In un periodo in cui non si fa che parlare di chi sarà il suo successore, anche dal palco d’onore, deve placare gli animi di chi non vorrebbe rinunciasse ad un nuovo mandato.
Animi caldi anche quelli dei manifestanti fuori dal Teatro, ragazzi di centri sociali e collettivi studenteschi, infastiditi dallo sfoggio di tanto sfarzo e tanta ricchezza. Grida e striscioni non sono però bastati a guastare la magia che ancora una volta si è innalzata dal Teatro alla Scala, oltre ogni protesta, ma anche ogni lusso, perché la bellezza sta molto più su, e Shakespeare e Verdi lo sapevano bene.