In un giorno di Novembre dell’anno 2011 vi fu l’avvento del governo monti (con la emme minuscola, non è un errore, non merita nemmeno il mio caps lock), il governo dell’incubo, il governo della vessazione del popolo italiano, il governo che ricorderò ai miei nipoti come la grande tragedia, il peggio che fino ad oggi si sia mai visto. All’epoca furono tutti contenti, basta bunga bunga, basta scandali e brutte figure internazionali, era arrivato il momento del grande rigore (qualcuno lo chiamò rigor mortis) e con questo l’inizio della distruzione dell’economia italiana, delle imprese, degli imprenditori, di tutto quello che ancora funzionava un pochino e faceva girare la malconcia economia; è iniziato tutto così infatti, il “professore” puntava il dito sui comportamenti degli italiani, sull’evasione fiscale, sul popolo italiano che pareva fatto di ladroni (forse per sue frequentazioni personali) e prometteva la spending rewiew, manovra che avrebbe fatto fare pace con la politica a seguito di incredibili tagli: i sacrifici ci saranno ma non solo per il popolo ma per tutti.
Ma tutte le belle storie finiscono male e così a distanza di tre anni di italici sacrifici se ne sono visti molti ma di revisione della spesa nemmeno l’ombra e l’economia sempre più a picco, portandosi dietro una disoccupazione da record, disperazione e suicidi. Ma il punto forte, quello che avrebbe permesso la ripresa sempre secondo questo sciocco presidente del consiglio, era il recupero dell’evasione fiscale, cifre da capogiro, che se fossero rientrate nelle casse dello stato avrebbero razzerato tutti i problemi; inizia la caccia all’evasore, l’applicazione di tasse sui beni di lusso e il controllo a tappeto di ogni singolo contribuente che aveva una cosa in più rispetto ad una vecchia punto e un monolocale.
L’agenzia delle entrate è stata potenziata e ai funzionari che ora diventano “gruppi di lavoro” vengono destinati premi di produzione da dividersi in base a quanti soldi riescono a recuperare, poco importa se dovuti veramente. L’informazione si scatena, i giornali e le televisioni non parlano d’altro e dopo i famosi blitz nelle località di lusso dove avere una Ferrari era sinonimo di reato, anche il popolo invidioso partiva all’attacco con una vera e propria caccia all’evasore, colpevole di essersi magari comprato una bella macchina o una barchetta, frutto di duro lavoro o di ricchezza congenita, non sempre determinata da furti ai danni degli stipendi altrui.
Ben mi ricordo quei giorni, ero proprietario di una fantastica Porsche 911 Carrera S, il mio sogno d’infanzia, a dire il vero era la seconda, anzi no la terza, ma quando uno lavora duramente e non ha vizi, si può permettere anche un sogno; in fin dei conti non si trattava di una Ferrari ne di una Lamborghini, ma veniva comunque vista come simbolo di lusso e di evasione, tanto da meritarmi insulti per strada da parte di passanti fino ad arrivare ad uno sputo sul cofano con tanto di commento “muori maledetto evasore” (la gente non ce la fa più).
Difficile viverla bene, un sogno si può presto tramutare in incubo ed è quello che succedeva quotidianamente ogni qualvolta venivo fermato per il rituale controllo della legge monti sui beni di lusso: un’ora di fermo con controllo del conducente, della azienda, dei vari permessi e registrazioni per concludere con un “se avesse avuto anche una sola cartella esattoriale da pagare eravamo tenuti a sequestrarle la macchina”; un vero incubo, più dell’etilometro.
Nel contempo l’agenzia delle entrate comincia a inviare accertamenti “induttivi” (che tradotto significa “ad cazzum”); colto da terrore improvviso chiamai i miei amici imprenditori i quali mi rassicurarono sulle stesse sorti e sul fatto che cominciavano ad essere stufi di tutto ciò con il conseguente risultato di vendere automobili, barche, case ed ogni genere di cosa che potesse essere “oltre”.
Mi colpì molto la disperazione di una mia amica dipendente pubblico, che avendo la passione per l’ippica, con una serie di incredibili sacrifici si comprò un cavallo con il risultato di mettere nei guai l’intera famiglia per dimostrare come potesse mantenerlo e dove aveva trovato i soldi per l’acquisto. Fu proprio in questo periodo che il mercato dell’auto di lusso cominciò ad avere i primi sussulti e nelle mie gite al concessionario Porsche appresi che nell’ampio salone erano sempre meno i compratori e che la situazione era preoccupante; superbolli da tremila euro/anno e controlli stavano uccidendo di fatto il mercato. Le case automobilistiche però hanno avuto la capacità di reagire, di modificare velocemente i prodotti adeguandoli al “tempo di crisi” e se le utilitarie si trasformano in macchine a gas, le grandi marche come Porsche iniziano a proporre motorizzazioni al “limite del superbollo” introducendo il diesel come alternativa, motori potenti su design da sogno che fecero per un attimo rabbrividire lo spirito da pilota ma che successivamente ebbero un grandissimo riscontro. Infatti di lì a poco le richieste per le motorizzazioni diesel ebbero un’impennata notevole, dando ragione a chi ha azzardato questa azione di marketing. Per quelli come me rimane ancora un mistero, come si possa concepire una vettura sportiva con quell’orribile fumo nero (ricordi di bambino) o quel rumore da camion ma anche per questo i tecnici tedeschi hanno trovato delle soluzioni.
Ed è un concentrato di tecnologia la nuova Porsche MACAN che è stata ufficialmente presentata alla clientela milanese venerdì sera, una supercar per tutti i giorni, più grande di una 911 ma più piccola del SUV della casa, insomma una vettura che i dirigenti del marchio di Stoccarda non vogliono venga definita una piccola Cayenne; hanno ragione e basta sedersi all’interno per accorgersi che è come sedersi in una Carrera, posto di guida raccolto, sedile avvolgente, strumentazione da auto sportiva ma il tutto condito da una raffinatezza e una tecnologia sorprendente. I tecnici Porsche mi dicono “questa è l’auto per te”, “se la provi ti innamori” (e non stento a crederlo) e i venditori mi confermano che il modello sta già funzionando “sulla carta”, confermandomi un numero incredibile di vendite che vede ad oggi tempi di consegna lunghissimi (si parla di oltre sei mesi) ed addirittura anno nuovo per la versione benzina; già perché è il diesel che tira e proprio per questo hanno studiato anche un “sound Porsche” che non fa tradire la motorizzazione a gasolio.
La serata di presentazione è stata “in stile” e la clientela affezionata non ha fatto mancare il proprio apprezzamento; la Milano “porschista” era lì, a guardare, ad ammirare e a fare un pensiero di ritornare a sognare con questo nuovo oggetto del design di lusso; ottantamila euro (a seconda degli accessori) in fin dei conti non sono tanti e lo sforzo merita, posso assicurarlo. Mentre ero lì mi osservavo intorno e se nel box affittato per l’occasione, nessuno degli otre 300 invitati è arrivato con un bolide ma tutti con city car o tranquille berline bavaresi (che danno meno nell’occhio), all’interno della location vi erano signore vestite di tutto punto con una eleganza incredibile, uomini di classe e rampolli emergenti che forse hanno trovato un modo per non dover rinunciare ad un piccolo desiderio senza però apparire troppo.
Certo, perché solo alle menti eccelse può venire in mente che un evasore vero sfoggi il prodotto dei sui furti, che ostenti ciò che ha rubato allo stato e alla comunità e non viene invece considerato che la ricchezza porta ricchezza e che nel momento in cui si vanno a vessare coloro che muovono piccoli o grandi capitali si ferma tutto un mercato che produce e porta indotto, un mercato che gira intorno al bene di lusso e che permette a tanti piccoli artigiani, lavoratori , aziende, di offrire servizi, posti di lavoro che oggi si sono completamente persi. Fate oggi un giro per qualsiasi porto turistico italiano: l’80% delle barche è in vendita, le altre con bandiera straniera, cantieri navali ormai chiusi, molti falliti e con essi tutti coloro che fornivano materiali nautici, officine nautiche, lavoratori dei porti, ristoranti, insomma per colpire i proprietari di barche si è distrutto un mondo, così come per colpire i proprietari di auto.
Oggi sulle strade le supercar hanno targhe straniere: svizzere, tedesche, questo perché basta fare un leasing in Germania e il gioco è fatto: macchina con targa tedesca e via, senza superbollo, senza problemi “tutti italiani”, lo stesso motivo per cui le aziende scappano all’estero, i professionisti si rivendono in altri paesi e le entrate per il nostro fisco diminuiscono nonostante l’aumento delle tasse. Forse dovrebbero farsi delle domande, forse dovrebbero copiare da altri stati membri della UE tipo l’Irlanda, che con una scaltra politica fiscale è stata capace di risanare i propri conti e portare numerose aziende sul proprio territorio, forse non è poi così difficile far ripartire l’economia se questo è il vero intento, mettere le mani nelle tasche dei cittadini è il modo più sbagliato; cominciamo a permettere a chi li ha di spendere i propri denari in Italia, di vivere invece di sopprimere, di incentivare ad acquistare, rimettere in circolo quel denaro che ora è fermo, per paura, permettere a chi vuole godersi la vita di farlo senza la paura di finire in un vortice logorante per poi uscirne anni dopo, senza colpa, ma bollati come evasori piuttosto che con migliaia di euro spesi per avvocati, solo per dimostrare che non si è rubato, che si è fatto solo bene il proprio lavoro, che si è prodotto, si è dato lavoro, si è pagato tasse (troppe), e la vicenda di questi giorni di Dolce e Gabbana lo insegna. E tu signore, che ti sei permesso di sputare sul cofano della mia 911 urlandomi “muori evasore”, sappi che se lo riproverai a fare sulla mia nuova Macan, giuro che ti stenderò…
Massimiliano Russo