Che si viva in uno Stato di polizia illiberale, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. Inefficiente ed assetato di soldi com’è, anziché fare controlli seri, dopo aver chiesto il giusto e reso facile l’assolvimento degli obblighi fiscali, qui, invece fa tutto il contrario, per l’incapacità di fare l’unica cosa che permetterebbe di combattere l’evasione: la riduzione delle tasse, ma di questo abbiamo più volte parlato.
Un altro tassello di burocrazia, vessazioni e costi si va così ad aggiungere a partire da 30 Giugno prossimo. Infatti, tutte le imprese e tutti i professionisti dovranno dotarsi obbligatoriamente di un P.O.S. per dare la possibilità ai clienti di pagare con Bancomat e Carta di Credito. Specificatamente, “i soggetti obbligati sono tutti gli esercenti di attività economiche e cioè le imprese o i professionisti beneficiari di un pagamento da parte di consumatori o utenti da intendersi come i privati, persone fisiche, che acquistano beni e servizi al di fuori all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta”.
La fase transitoria, inizialmente prevista, è invece scomparsa. Le banche, a cominciare da M.P.S. (quando si dice conflitto di interessi…), ringraziano sentitamente visto che ne beneficeranno in termini di commissioni percepite. La faccenda però, al solito, non è così lineare; infatti esiste un altro decreto, con decorrenza però 29 Luglio 2014, che stabilisce che le commissioni vadano ridotte, per compensare l’obbligatorietà.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Infatti come potete notare, c’è un “buco temporale” tra quando scatta il dovere di usare il P.O.S. e quando le commissioni si riducono, ma, ciò che è ancora più ridicolo, è che questa riduzione delle commissioni è prevista solo per importi inferiori a € 30, per i quali, l’obbligo non c’è! Una presa in giro, insomma.
L’unico scoglio potrebbe essere quello che il necessario nuovo decreto interministeriale, in sostituzione di quello del 24 Gennaio 2014, non arrivi in tempo. L’altro, invece, è stato superato di slancio grazie all’ordinanza del 30 Aprile del T.A.R. Lazio che ha rigettato una istanza presentata dal Consiglio Nazionale degli Architetti, ma resa nota solo il 5 maggio scorso.
Il suddetto Ordine si era rivolto ai Giudici Amministrativi in quanto riteneva che la norma fosse vessatoria e costosa, anche perché era stato fatto divieto di riversare i costi sui clienti; inoltre aveva fatto notare che il medesimo risultato (ossia il controllo per evitare elusioni ed evasioni fiscali) si sarebbe potuto ottenere tramite l’obbligo di un semplice bonifico o assegno. Il T.A.R. è stato di avviso contrario ed ha anche ritenuto che l’aggravio di costo non fosse, per la sua entità, un danno irreparabile.
Così, a meno di altre indicazioni che nel frattempo i Ministeri preposti potrebbero comunicare, senza neppure un limite minimo di fatturato, le categorie interessate dovranno sobbarcarsi un altro costo a loro spese, perché lo Stato non è capace né di tagliare i propri costi, riducendo così le tasse, né di controllare.
In questo modo, si portano altre fascine al fuoco di Grillo. Complimenti!!
Fabio Ronchi