Il buon Salvini ci ha regalato una nuova perla della sua saggezza. Questa volta non se l’è presa con gli immigrati o con i rom. Oggi ha deciso di dichiararsi a favore della tortura.
Da tempo ormai le istituzioni internazionali fanno pressioni sul nostro governo perché introduca il reato di tortura, reato che dovrebbe essere
scontato in un paese civile. Nel nostro paese, però, le campagne per l’introduzione del reato di tortura e le richieste internazionali sono sempre naufragate in un mare di disinteresse, di ragioni più o meno ipocrite per non farlo, di mentalità violenta. E pare che anche oggi il clima non sia cambiato. Secondo Salvini il reato non va introdotto perché i poliziotti devono essere lasciati liberi di fare il loro mestiere. E io che pensavo che la polizia avesse il compito di proteggere i cittadini! A quanto pare, invece, il mestiere del poliziotto è torturare la gente. O così almeno sembra intendere il segretario leghista. Riguardo alle vittime dei maltrattamenti polizieschi, Salvini ha poi dichiarato “se qualcuno si fa male, affari suoi”. Caro Matteo, queste persone non si fanno male da sole. C’è qualcuno che, in modo spesso solerte, fa loro male! E in tal caso non sono affari solo della vittima, ma di tutto il paese. Perché la violenza non può essere tollerata, soprattutto se a compierla è una persona che fa parte delle istituzioni.
Il segretario della Lega Nord, comunque, non è l’unico detrattore del ddl sulla tortura. Altrettanto critici sono i membri del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) che sono scesi in piazza a protestare contro il disegno di legge definendolo una legge pericolosa che peggiorerebbe le condizioni di lavoro dei membri della polizia. Proprio in quella piazza Salvini, che non ha perso l’occasione di manifestare il suo “celodurismo”, ha fatto le sue dichiarazioni.
Il SAP non è nuovo a cose simili. In passato alcuni uomini del sindacato inscenarono una protesta vergognosa contro la madre di Federico Aldovrandi, colpevole di aver denunciato i poliziotti che le hanno ucciso il figlio. Quando questi furono poi condannati per omicidio “colposo”, il SAP ebbe il coraggio di sostenere che gli agenti in questione non dovessero essere licenziati. Dopo tutto cosa avevano mai fatto? Avevano solo ucciso un ragazzo innocente a mazzate! Non ci stupisce quindi che ora non vogliano il reato di tortura, che sicuramente avrebbe aggravato, e non di poco, la posizione degli aguzzini di Aldovrandi. E di quelli di Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva… e l’elenco potrebbe essere chilometrico.
La violenza tra le forze dell’ordine è purtroppo un’abitudine diffusa, anche grazie a una politica portata avanti negli ultimi anni che ha sempre sminuito le colpe degli agenti violenti e permesso che facessero carriera. Si è spesso scambiato il rigore necessario nello svolgimento delle funzioni della polizia con la possibilità di abusare del proprio potere picchiando, umiliando e magari uccidendo. L’introduzione del reato di tortura non impedirebbe ai poliziotti di lavorare, ma colpirebbe solo le mele marce, quegli agenti violenti che si accaniscono sulle persone. Del resto, se è vero che i casi di violenza sono rare eccezioni, come sostengono quelli del SAP, i poliziotti non hanno nulla da temere. Tutto questo baccano fa pensare, però, che questi casi non siano così isolati come si vorrebbe far credere e che, forse, il sindacato abbia un po’ la coda di paglia.
Il reato di tortura deve essere introdotto, ne va della nostra sicurezza. Vorrei fare una domanda ai suoi detrattori: siete certi che non sarete mai arrestati? Siete certi che non finirete mai in prigione? Perché finire in caserma non è poi così difficile. Può capitare anche solo per caso, per sbaglio. Federico Aldovrandi stava semplicemente tornando a casa dopo una serata. Non era un delinquente, non era un sovversivo. Era solo un ragazzo come tanti. Giuseppe Uva aveva solo bevuto un po’ troppo la sera della sua morte. È stato arrestato per schiamazzi e ucciso a botte in caserma. Per questo è importantissimo introdurre questo reato, perché serva come deterrente, assicurando alla giustizia quegli elementi violenti che mettono in pericolo la nostra sicurezza. O vogliamo davvero vivere in un paese dove i cittadini rischiano di finire in caserma e non uscirne vivi?
Sono certo che la polizia sia composta, per la maggior parte, da persone meritevoli di tutta la stima e che i violenti siano solo una piccola minoranza. Purtroppo però questa minoranza fa parecchio danno e infanga il buon nome di tutta la polizia. È quindi anche nell’interesse delle forze dell’ordine che il reato di tortura va introdotto, per isolare e punire chi manca al suo dovere smettendo di proteggere le persone per diventare il loro aguzzino.
Enrico Proserpio